“Il rischio è quello di una tempesta perfetta”. L’allarme lanciato dal segretario confederale della Cisl, Giorgio Graziani, commentando i recenti dati Istat sulla produzione industriale, suona come un monito urgente per l’economia italiana. Le parole del dirigente sindacale mettono in luce una convergenza di fattori negativi che minacciano la tenuta e la crescita del settore manifatturiero nazionale, richiedendo un’azione concertata tra Governo e parti sociali.
Il cuore della preoccupazione espressa da Graziani risiede nella combinazione di tre elementi critici. In primo luogo, il deciso rallentamento della Germania, storico motore dell’economia europea e partner commerciale privilegiato per l’Italia. La perdita del 4% registrata dall’industria tedesca in un solo anno, evidenziando una “tendenza negativa persistente” secondo il segretario Cisl, ha un impatto diretto e significativo sulle esportazioni italiane. L’integrazione delle filiere produttive tra i due paesi rende l’economia italiana particolarmente vulnerabile alle difficoltà del suo vicino transalpino. Un calo della produzione e della domanda tedesca si traduce inevitabilmente in un freno per le aziende manifatturiere italiane, con ripercussioni sui volumi di vendita e potenziali ricadute occupazionali.
Il secondo fattore di rischio individuato da Graziani è rappresentato dall’impennata dei costi energetici. L’aumento del 36% per l’elettricità e del 48% per il metano rispetto all’anno precedente pone un onere sempre più insostenibile per le imprese italiane. Questi aumenti erodono la competitività delle aziende, in particolare quelle ad alta intensità energetica, comprimendo i margini di profitto e rendendo più difficile competere sui mercati internazionali. Questo scenario rischia di innescare un circolo vizioso di riduzione degli investimenti e potenziale delocalizzazione della produzione.
A completare questo quadro già critico, Graziani pone l’accento sulla preoccupante instabilità internazionale, innescata da conflitti geopolitici e dalla crescente incertezza che avvolge la riorganizzazione della globalizzazione. In questo contesto volatile, la variabile dei dazi rappresenta una minaccia concreta per l’export italiano. L’imposizione di barriere tariffarie sui prodotti “Made in Italy” da parte di importanti partner commerciali potrebbe compromettere seriamente la capacità delle aziende italiane di competere sui mercati globali, con conseguenze negative sulla bilancia commerciale e sulla crescita economica complessiva.
Di fronte a questa potenziale “tempesta perfetta”, la Cisl, attraverso le parole del suo segretario confederale, lancia un appello chiaro e diretto: “strumentalizzare questi dati serve a poco”. Graziani sottolinea la necessità di superare le logiche di parte e di concentrarsi su un lavoro sinergico tra Governo e parti sociali. L’obiettivo primario deve essere quello di elaborare e implementare strategie concrete per rafforzare la resilienza dell’industria nazionale, riconducendola su un percorso di crescita in linea con il suo “grande potenziale”.
Per la Cisl, questo percorso di rilancio passa inevitabilmente attraverso il rafforzamento delle politiche industriali europee. Graziani evidenzia la necessità di “scelte precise sul piano degli investimenti e della sostenibilità ambientale”. Solo un’azione coordinata a livello europeo, con un focus su investimenti strategici in innovazione, digitalizzazione e transizione ecologica, può fornire all’industria italiana gli strumenti necessari per affrontare le sfide globali e cogliere le opportunità di un mercato in profonda trasformazione.