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Morto Graziano Mesina e la Garante dei detenuti della Sardegna accusa: "Una vendetta di Stato"

La Garante dei detenuti della Sardegna sul decesso dell’ex bandito Roma, 12 apr. (askanews) – “Verso Mesina vendetta di Stato. Hanno aperto le porte del carcere per mandarlo a morire nel reparto detentivo ospedaliero. Da oltre un anno le sue legali presentavano istanze rispetto alla sua grave condizione sanitaria. Ma non c’è stata pietà né senso di umanità”. Lo scrive su Facebook Irene Testa, Garante dei detenuti della Regione Sardegna, in merito alla morte a 83 anni di Graziano Mesina, l’ex super ricercato del banditismo sardo, che era stato scarcerato ieri dopo che il Tribunale di sorveglianza di Milano aveva accolto l’istanza di differimento pena per motivi di salute presentata dai suoi avvocati.

Mesina, nato a Orgosolo il 4 aprile 1942, si trovava nel reparto di medicina penitenziaria dell’ospedale San Paolo di Milano, dove era stato trasferito dal carcere di Opera nel quale era detenuto da due anni.

Per Testa nei confronti di Mesina “non c’è stato il rispetto del diritto che consente anche a chi ha sbagliato di poter coltivare affetti e di poter scontare la detenzione nel luogo di residenza. Lo Stato ha applicato con lui la vendetta. Come anche Grazianeddu fece da ragazzino cresciuto in una cultura difficile. Appunto. Ma è grave che la vendetta sia stata praticata dallo Stato in un paese dove lo stato di Diritto deve essere il faro della giustizia”, conclude la Garante dei detenuti della Sardegna.