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18 aprile, De Gasperi: “Sconfitti i socialcomunisti, non saranno sconfitti i lavoratori”

Il venerdì antecedente all’apertura delle urne, De Gasperi chiudeva a Napoli la campagna elettorale del 1948. Dopo il comizio, cui presero parte 350.000 persone, rilasciò l’intervista qui riproposta in stralcio.

[…] Sui risultati della votazione, l’on. De Gasperi, pur rinunciando di far calcoli di probabilità, ha detto: 

«Tuttavia posso affermare che dovunque mi è stato detto che le nostre liste avrebbero superato la votazione del due giugno e questo sopratutto alle spese delle Estreme» 

Alla domanda se la scontitta del comunisti significherà la sconfitta delle classi lavoratrici, il leader della Democrazia Cristiana ha così risposto: 

«Se i socialcomunisti usciranno sconfitti da questo cimento, non saranno, però, sconfitti i lavoratori che nelle loro organizzazioni sindacali e nei partiti democratici rappresentati al Governo avranno la migliore garanzia della difesa del loro interessi. La nostra vittoria non sarà il trionfo della reazione come si vorrebbe far credere, ma la vittoria di un regime che, garantendo a tutti la libertà politica, si muoverà con passo sempre più spedito, mano a mano che aumenteranno le nostre risorse finanziarie, verso lo stabilimento di condizioni sempre più rispondenti alla giustizia sociale».

Dopo aver rievato che il complicato sistema e il numero delle candidature contrapposte rendono, per quanto riguarda il Senato, difficoltosi i risultati chiarificatori, l’on. Alcide De Gasperi, richiesto circa un probabile ritorno al tripartito ha dichiarato:

«Penso di no. La vittoria dopo una lotta discriminante non può essere che la vittoria di una direttiva prevalente, quindi di una maggioranza capace di compiere la ricostruzione secondo i principi che i risultati del voto fisseranno. Questa è l’essenza del regime democratico.

Non è supponibile, quindi, che la formula di governo possa essere quella di rappresentare proporzionalmente tutti i partiti. Essa deve essere una formula di azione, che, avendo per fondamento i concetti della democrazia e della libertà, consenta una visione organica aderente dei problemi sociali e del rapporti internazionali».

E ha concluso dicendo che «rinunciare alla chiarificazione che si otterrà col voto del 18 aprile, significherebbe fare un passo indietro e ritardare l’attuazione del regime democratico parlamentare».

Fonte. Il Popolo – 17 aprile 1948

Titolo: Libertà e totalitarismo / Questo è il dilemma.