Roma, 17 apr. (askanews) – La Banca centrale europea ha nuovamente tagliato i tassi di interesse di riferimento dell’area euro. E pur senza sbilanciarsi a dare alcuna indicazione sulle sue mosse future, ha fornito elementi che alimentano le aspettative dei mercati su ulteriori riduzioni. Come ampiamente atteso, ha ridotto i tassi nella misura di 0,25 punti percentuali, con cui il principale riferimento, che resta il tasso sui depositi, scende al 2,25 per cento (a decorrere dal 23 aprile). Si tratta del valore più basso dal febbraio del 2023, quando lo stesso tasso dal 2% era stato alzato al 2,50%.
La mossa è collegata agli effetti attesi dai dazi Usa. “Le prospettive di espansione si sono deteriorate”, recita infatti il comunicato diffuso al termine del Consiglio direttivo. In merito all’effetto di queste misure, alla Bce “sappiamo che è uno shock di domanda negativo e possiamo anticipare che avrà un certo impatto sulla crescita. Ma l’impatto netto sull’inflazione diventerà chiaro solo nel corso del tempo”, ha spiegato la presidente Christine Lagarde.
La decisione di oggi è stata unanime. Lagarde ha riferito che sono state “dibattute” diverse “opzioni” ma che nessuno ha chiesto un taglio più consistente. Una linea cauta che riflette l’elevata incertezza del quadro e la volontà di mantenere quella che ha chiamato “agilità”. Il Consiglio monetario si ritroverà, come di consueto, tra sei settimane. “E ci saranno tante decisioni che si verificheranno nelle prossime settimane e mesi, che saranno rilevanti per capire se si andrà in una direzione o nell’altra, ma direi – ha ribadito – che l’impatto netto sull’inflazione diventerà più chiaro nel corso del tempo”.
Soprattutto, alla riunione del 4 e 5 giugno verranno aggiornate le previsioni economiche della stessa Bce. Per allora è ipotizzabile che parte dell’incertezza legata al braccio di ferro con gli Usa sui dazi sarà diradata. La Bce si vuole lasciare aperta ogni opzione e ribadisce che il Consiglio non si vincola ad alcun percorso predeterminato sui tassi. Ma intanto i mercati nutrono l’aspettativa che i tagli proseguano fino a portare il tasso sui depositi attorno all’1,50% per fine anno.
A Lagarde sono state poi rivolte diverse domande sullo scontro a distanza tra il suo omologo alla Federal Reserve, Jerome Powell, e il presidente Usa Donald Trump.
Ieri sera Powell ha nuovamente escluso per l’immediato un taglio dei tassi, rilevando che con ogni probabilità i dazi commerciali imposti da Trump causeranno aumenti dell’inflazione, quantomeno su base temporanea, e meno crescita economica, situazione che complica le decisioni di politica monetaria (dato che contro la prima servirebbe più rigore, per la seconda invece più allentamento).
Trump non l’ha presa bene. Poche ore dopo ha pubblicato un commento al vetriolo via social: “Jerome ‘Troppo Lento’ Powell sbaglia ed è sempre in ritardo”. Il presidente ha rivendicato che da quando è entrato in carica l’inflazione negli Usa è calata e che la Fed “avrebbe dovuto tagliare i tassi molto tempo fa. Il mandato di Powell – ha scritto Trump – non terminerà mai abbastanza in fretta”. (Il mandato di Powell si conclude a maggio 2026). Il prossimo direttorio della Fed (Fomc) si svolgerà tra tre settimane, il 6 e 7 maggio, e al momento non sono attesi ritocchi ai tassi.
A Lagarde è stato chiesto se queste dichiarazioni non sollevassero timori sull’indipendenza della Fed. “Lasciatemi dire in modo molto chiaro che ho un grandissimo rispetto per il mio collega e amico Jay Powell. Abbiamo una relazione molto solida tra banche centrali. Penso che questa relazione sia decisiva per avere una infrastruttura solida – ha affermato – in cui assicurare che ci sia stabilità”.
“Abbiamo dimostrato in passato che possiamo operare sulla base di consultazioni e su comprensione dei rischi finanziari e sono certa che continueremo a farlo in maniera immutata”, ha aggiunto, in particolare agli accordi di interscambio valutario (swap) che la Fed ha con la Bce e altre quattro grandi banche centrali. Ieri Powell aveva spiegato che La Fed intende mantenere questi accordi, che servono anche a sostenere i finanziamenti in dollari e il ruolo internazionale del dollaro.
In generale, da quando Trump si è reinsediato, le istituzioni Ue sono in stato di agitazione, alimentata anche dalle sparate “guascone” del tycoon. Una di queste – voler utilizzare le stablecoin denominate in dollari per rafforzare il ruolo di valuta globale di riserva del biglietto verde – è stata presa a pretesto da Bce e Bruxelles per rilanciare il pressing su un dossier che viene portato avanti da tempo: l’euro digitale, una versione della valuta della banca centrale adattata all’era attuale (Cbdc).
Secondo Lagarde sulle stablecoin in Europa “abbiamo regolamentazioni in vigore, la Mica, che è efficace ed è attualmente sotto revisione e consultazione per possibili miglioramenti. Sono contenta perché stiamo fronteggiando costanti evoluzioni su questi sistemi di pagamento e su queste stablecoin, che metterei in una categoria molto separata dalle cripto: le Stablecoin sono un animale diverso”, ha affermato oggi.
La presidente Bce ha fatto notare che il comunicato del Consiglio menziona per la prima volta l’euro digitale, sollecitando nuovamente il Parlamento Ue ad adottare rapidamente una legislazione che ne consentirebbe l’adozione. “C’è chiaramente una accelerazione sull’euro digitale”, ha detto. L’obiettivo della Bce, secondo cui questo progetto serve a preservare la sovranità monetaria Ue, sarebbe quello di completare l’attuale fase “preparatoria” per il prossimo ottobre e, previa legislazione Ue, decidere di avviare la fase finale di lancio dell’euro digitale, che richiederebbe altri 2 anni o poco più.
Il tema potrebbe essere oggetto di ulteriori attriti. Si tratterebbe di procedere alla creazione di una valuta digitale della banca centrale in un sistema monetario globale che resta sostanzialmente basato sul dollaro. Questo mentre negli Usa nella maggioranza repubblicana vi sono diffuse diffidenze o aperte ostilità verso le Cbdc, ritenute strumenti che si prestano al controllo pubblico delle popolazioni. Tanto che l’amministrazione Trump ha emesso un ordine esecutivo in cui “allo scopo di proteggere gli americani dai rischi delle Cbdc” viene letteralmente vietato alla Fed di “emettere, far circolare o utilizzare” valute digitali di banche centrali. (di Roberto Vozzi). (Fonte immagine: ECB 2025).