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Tennis, Djokovic: "Tornerò a Madrid, non so se come giocatore"

Roma, 26 apr. (askanews) – Novak Djokovic perde un’altra partita nata male e finita peggio. Stavolta dice bene agli azzurri, in particolare a Matteo Arnaldi, autore di una prestazione eccellente. Ma non c’è dubbio che le ombre attorno al serbo, ex numero 1 del mondo, stiano diventando sempre più lunghe.

“Ovviamente – spiega Nole – dopo aver perso una partita non ti senti mai bene, ma quest’anno mi è accaduto diverse volte al primo turno, purtroppo. Sapevo che sarebbe stata una partita d’esordio dura per me in questo torneo. Arnaldi è un giocatore davvero forte, di qualità. E io non ho giocato molte partite sulla terra battuta. Mi sono allenato bene, ma è completamente diverso quando scendi in campo per un match ufficiale. Penso che la cosa positiva sia che mi sono divertito molto di più che a Monte-Carlo o in qualche altro torneo. Ma ovviamente il livello del tennis non è ancora quello che vorrei. Stavolta ho perso contro un giocatore migliore di me”.

“Nemmeno per Madrid – continua Djokovic – avevo aspettative. Speravo di poter giocare una partita in più che a Monte-Carlo. Devo dire che è una realtà nuova per me, cercare di vincere una partita o due, senza pensare ad andare lontano nel torneo. È una sensazione completamente diversa da quella che ho provato in oltre 20 anni di tennis professionistico, quindi è una specie di sfida mentale affrontare questo tipo di sensazioni in campo, uscendo presto regolarmente nei tornei. Ma questo è, immagino, il cerchio della vita e della carriera (sorride, ndr), alla fine prima o poi sarebbe successo. Ora sto cercando di usare questo come forza trainante per il futuro. Ovviamente i tornei del Grande Slam, l’ho detto molte volte, sono i più importanti per me. Il che non significa che non voglia vincere qui, certo che lo volevo, ma gli Slam sono dove voglio davvero giocare il miglior tennis. Non so se riuscirò a farlo al Roland Garros, ma farò del mio meglio”. E ancora, su queste nuove sensazioni: “Potete immaginare: in 20 anni non ho vissuto quello che sto vivendo negli ultimi 12 mesi. Ma fa parte dello sport, devi accettare le circostanze e cercare di trarne il massimo a tuo favore, qualunque cosa accada. Non posso stare qui a lamentarmi della mia carriera o di qualsiasi altra cosa, e non lo farò. Ma è una sensazione diversa che devo semplicemente accogliere, accettare e gestire in un modo speciale”. “Io cerco sempre di essere ottimista e so di cosa sono capace. Ma ripeto, le cose sono diverse, ovviamente, con i miei colpi, con il mio corpo, con i miei movimenti, è la realtà che devo accettare. Cercherò di sfruttare al meglio queste nuove sensazioni, soprattutto nei tornei del Grande Slam, dove conta di più per me, o almeno dove vorrei dare il massimo. Quindi vedremo cosa succederà”. Ma in tutto questo, una qualche forma di pressione esiste ancora? “Insomma, la pressione fa parte dello sport e di ciò che facciamo ai massimi livelli, quindi non se ne andrà mai del tutto, è solo un tipo di pressione diverso. Ma ogni volta che scendo in campo sento il nervosismo, provo stress, provo tutto quello che immagino provino tutti gli altri giocatori, inclusa l’eccitazione. Quindi mi piace ancora competere, è diventato un po’ più impegnativo per me, a dire il vero. Ma ovviamente, come ho detto, farò del mio meglio per il futuro. Per quanto riguarda i tornei del Grande Slam, non affronterò il Roland Garros da favorito, forse questo potrà persino aiutare. Non so, vedremo”. Sarà stato quello contro Arnaldi il suo ultimo match a Madrid? “Potrebbe essere. Potrebbe essere. Non sono sicuro se tornerò. Quindi, non so, non so cosa dire. Voglio dire, tornerò, forse non come giocatore, ovviamente. Spero di no, ma potrebbe essere così”.