Roma, 28 apr. (askanews) – Nonostante la sua adozione sia piuttosto recente, l’Unione Europea deve prepararsi a rivedere il suo regolamento sulle cripto attività (MIcA). E nel farlo dovrà valutare attentamente quali siano gli sviluppi su queste materie negli Stati Uniti, perché rischia di crearsi uno “squilibrio” competitivo che potrebbe danneggiare eventuali stablecoin basate sull’euro. Questa è la posizione sulla materia della Bce, illustrata dal vicepresidente, Luis de Guindos, durante una audizione al Parlamento europeo.
In Europa ci sta già un ampio uso di carte di pagamenti Usa, “se adesso si crea una spinta supplementare per l’uso di stablecoin basate sul dollaro, penso che (sui sistemi di pagamento) corriamo rischi in termini di autonomia e indipendenza”, ha detto durante la presentazione del rapporto annuale della Bce.
Le stablecoin sono una tipologia particolare di criptoasset, hanno la peculiarità di essere agganciate ad un altro attivo sottostante, come può essere l’oro o il dollaro, tramite ad esempio titolo pubblici denominati in valuta Usa. In questo modo puntano ad ottenere stabilità sul valore, evitando le marcate fluttuazioni e la volatilità tipiche delle criptovalute e diventando così anche un mezzo di pagamento più fruibile.
“La nostra posizione rispetto all’utilizzabilità delle stablecoin in dollari ma basate in Europa è che dobbiamo essere estremamente cauti. Lo abbiamo detto diverse volte. Ora abbiamo una regolamentazione, che è la MIcA e il parere della Bce è che dobbiamo rivederla – ha affermato – perché ci sono alcuni squilibri in termini di tutele dei consumatori, che mancano in altre giurisdizioni rispetto a quelle dell’Europa”.
“E questo potrebbe dare vita a un qualche tipo di squilibrio che andrebbe a discapito dell’Europa. Questo è il motivo per cui ritengo che dobbiamo seguire molto attentamente le regolamentazioni negli Usa. Penso che la nostra raccomandazione sarebbe di cercare di avere in parallelo regole simili in termini di tutele dei consumatori, perché altrimenti – ha detto – non avremmo un terreno di concorrenza paritetico, ma rischieremmo di avere uno svantaggio per le stablecoin basate sull’euro”.
Più in generale, il vicepresidente della Bce ha ribadito che secondo l’istituzione monetaria lo strumento principale per garantire l’autonomia della Ue sui sistemi di pagamento è l’euro digitale, progetto per il cui lancio effettivo l’istituzione monetaria aspetta che lo stesso Parlamento Ue proceda a varare una specifica normativa.
Si assiste qui ad una delle diverse divergenze di scelte tra Stati Uniti ed Europa, posto che su queste tematiche della digitalizzazione della moneta a volte risulta complesso ricostruire le rispettive posizioni. Ad ogni modo, le istituzioni Ue tendono a puntare sull’euro digitale, che sarebbe una valuta digitale della Banca centrale (Cbdc), mentre guardano con diffidenza a tutto l’universo di cripoasset e stablecoin, che sono iniziative del settore privato e in alcuni casi, come il Bitcoin, disegnate appositamente per sfuggire a sistemi di controllo centralizzati.
Negli Usa avviene praticamente l’opposto. Qui è l’eccesso di controllo pubblico, che potrebbe ora essere rafforzato con le Cbdc, a creare repulsione. Tanto che la nuova amministrazione Trump ha vietato alla Federal Reserve, la Banca centrale Usa, di sviluppare un dollaro digitale e di usare le Cbdc. Washington afferma invece di voler diventare il polo globale dei criptoasset e punta a favorire le stablecoin in dollari, anche per sostenere il ruolo internazionale del biglietto verde.
In tutto, poi, viene accentuato dalle sparate mediatiche su cui è particolarmente propenso il presidente Usa, Donald Trump, che innescano quasi sempre girandole di reazioni da questa sponda dell’Atlantico, a Bruxelles e nelle varie cancellerie Ue. (di Roberto Vozzi). (fonte immagine: European Parliament).