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giovedì, 8 Maggio, 2025
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Mattarella: aiutare il cinema. Ironia Cucciari: Presidente santo subito

Roma, 7 mag. (askanews) – Il cinema è importante per l’identità culturale del paese, la cultura “è alleato della libertà dei singoli e della comunità”. Sergio Mattarella ospita come ogni anno al Quirinale la presentazione delle candidature ai David di Donatello ed è l’occasione per ribadire l’importanza dell’industria cinematografica e la necessità che le istituzioni la sostengano soprattutto in un periodo in cui vive un momento di difficoltà e necessita di norme chiare per “evitare che si raffreddi l’interesse di produzioni estere, tornate nei nostri studi perché hanno visto nell’Italia un grande polo del cinema europeo”.

A condurre l’evento, in diretta Rai, dal salone dei Corazzieri anche quest’anno c’è Geppi Cucciari che apre la cerimonia con un breve monologo che spazia tra il “sarà una cerimonia sobria” e l’elogio dell’eloquio del ministro della Cultura, Alessandro Giuli, in prima fila e visibilmente divertito dalla presa in giro: “La sua potente retorica, l’eloquio forbito, i suoi interventi possono essere addirittura ascoltati al contrario e a volte migliorano…”.

Quindi la conduttrice si rivolge al padrone di casa: “Presidente lei dovrebbe diventare direttamente Papa per la pazienza che ha avuto con i politici italiani in questi anni, lei andrebbe fatto santo subito”, dice Cucciari e il capo dello Stato sempre inappuntabile trattiene a stento un sorriso. A Mattarella quest’anno viene assegnato il premio speciale del 70esimo anniversario dei David di Donatello, “per essere stato in questi anni punto di riferimento solido e speciale del cinema italiano”, spiega Piera Detassis, presidente e direttore artistico dell’Accademia del cinema italiano.

Interviene anche Giuli assicurando, dopo un anno di dure polemiche tra il settore e il governo a causa del tax credit, che “la dialettica, anche aspra, non deve farci smarrire la disponibilità e il coraggio di lavorare insieme in vista di un obiettivo comune, che è quello di fare sistema nel senso di stare insieme, di collaborare, anche competere ma in un orizzonte di armonia”.

Quindi a conclusione della cerimonia in cui Cucciari elenca tutte le candidature ai premi che verranno annunciati questa sera, “una vera prova di virtuosismo!”, sottolinea Mattarella, che chiude l’evento: “I David di Donatello sono parte della storia della Repubblica. Con i momenti più belli, con le difficoltà, con i sogni, con gli affanni – dice -. Il cinema è cambiato. E cambierà ancora. Evolvono gli strumenti, mutano i gusti, le strutture narrative, le percezioni stesse delle immagini. Viviamo un tempo in cui tanto si sussegue con tale rapidità da risultare a volte quasi incomprensibile, come una Babele. Ma quel che si deposita, quel che riesce a fermarsi nelle coscienze trasmette valori, significati, pensieri che acquistano, se possibile, ancora maggiore importanza”. Questo il valore del cinema appunto.

Mattarella ringrazia l’Accademia per il David: “Conserverò con affetto quella statuetta. Confido ai presenti che alla notizia ero piuttosto perplesso, non avendo che pochissimi meriti da rivendicare – forse nessuno – nel mondo del cinema. L’ho accettato, soltanto quando ho saputo che era stato conferito a tutti i miei più prossimi predecessori e l’ho, quindi, interpretato come un premio non alla persona del Presidente ma alla istituzione”.

Il cinema “è un asset, prezioso e consistente, non soltanto per l’economia e l’occupazione, ma anche per disegnare e promuovere la nostra identità, l’identità italiana nel nostro Paese e nel mondo”, dice ancora il capo dello Stato, secondo il quale dopo gli anni in cui si temeva che non avrebbe retto la concorrenza con le piattaforme tv “oggi possiamo registrare che il cinema ha vinto la sfida dell’interdipendenza o, se si vuole, dell’integrazione con altre piattaforme, quella della ‘contaminazione'” ma bisogna comunque “riflettere sui problemi aperti, individuare i punti critici del sistema e trovare soluzioni che possano aiutare il cinema a superare le difficoltà” visto che “anche quest’anno le sale cinematografiche soffrono una pericolosa erosione che le sta sottraendo a città e quartieri” e “non ci si può rassegnare a logiche commerciali e di mercato che non tengono adeguatamente in considerazione il cinema, inteso anche come valore sociale, come occasione di incontro, di ritrovo, di condivisione”.

Oggi c’è una nuova generazione di registi e attori che si fa avanti e che riesce a comunicare con i giovani ma “le sfide non possono spaventare – rassicura il Presidente -. Ricordare il nostro passato, le nostre radici serve anzitutto per porre luce sul futuro”.