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venerdì, 16 Maggio, 2025
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La “legge Sbarra” e il rischio di restare solo un simbolo

La “Legge Sbarra”, così chiamata in casa CISL, avrà bisogno di essere recepita e supportata dalle Parti nelle relazioni sindacali aziendali e di categoria, per vederne realizzati i pur nobili obiettivi.

Nella seduta di mercoledì 14 maggio 2025, con 85 voti favorevoli, 21 contrari e 28 astensioni, il Senato ha approvato definitivamente il DDL di iniziativa popolare n. 1407 sulle disposizioni per la partecipazione dei lavoratori alla gestione, al capitale e agli utili delle imprese; iniziativa promossa dalla CISL. Un significativo successo di immagine per la Confederazione di via Po: dopo circa ottanta anni, l’art. 46 della Costituzione vede il recepimento in una norma approvata dal Parlamento italiano. Per chi si intende di storia del movimento sindacale, tutto ciò potrà sembrare paradossale: la CISL, solitamente “nemica” della regolazione per legge dei temi riguardanti le relazioni sindacali e organizzazione paladina della contrattazione, ottiene un risultato politico “pesante”, attraverso un Decreto approvata dalla politica.

Nulla da dire, anzi! Il DDL approvato afferma un modello proprio di una visione riformista dei rapporti tra capitale e lavoro e identifica un sistema economico basato su fondamentali principi di democrazia economica. E chi, soprattutto la CGIL, afferma la priorità del primato della contrattazione e di un sistema negoziale, non ha mai favorito il confronto sindacale sui temi della partecipazione dei lavoratori alla gestione delle imprese.

Un plauso va pertanto alla CISL per aver affermato il principio e per averlo visto tramutato in una norma dello Stato.

Leggendo però attentamente il testo del DDL, auspichiamo sentitamente che si vada ben oltre l’enunciazione di obiettivi, molto spesso già operativi in diverse realtà aziendali e già ben consolidate in alcuni Contratti Collettivi Nazionali o addirittura in alcuni accordi aziendali. La norma descrive i tipi di partecipazione (organizzativa, finanziaria, gestionale, consultiva), tra le quali inserisce anche la contrattazione e la bilateralità. Si parla poi di consultazione, di incentivi a sostegno della distribuzione degli utili, di formazione.

Riscontriamo pertanto in gran parte degli articoli del DDL la presa d’atto di pratiche e di contenuti da tempo propri della contrattazione nazionale e aziendale; questioni facilmente riscontrabili nella lettura dei testi di molti accordi e protocolli di intesa aziendali e di categoria. 

La norma non prevede poi l’obbligo dell’applicazione e perciò non vincola le imprese alla realizzazione di questo nuovo modello di partecipazione.

La “Legge Sbarra”, così chiamata in casa CISL, avrà pertanto bisogno di essere recepita e supportata dalle Parti nelle relazioni sindacali aziendali e di categoria, per vederne realizzati i pur nobili obiettivi.  

Come si potrà notare abbiamo espresso la nostra soddisfazione per l’approvazione del DDL, allo stesso tempo con realismo dobbiamo ammettere che la norma non certifica definitivamente la partecipazione effettiva dei lavoratori alla gestione delle imprese. 

Il cammino sarà ancora molto lungo e tortuoso e le resistenze del mondo delle imprese saranno all’ordine del giorno nei rapporti sindacali e sociali.

Ci permettiamo infine di dare un consiglio disinteressato alla Segretaria Generale della CISL, Daniela Fumarola, per la quale nutriamo rispetto e simpatia: nelle interviste sia televisive che sulla stampa ripete continuamente il nome della Presidente del Consiglio, quasi ad affermare un rapporto privilegiato con la Meloni. Non c’è bisogno! 

L’autonomia dai partiti non riguarda pertanto Landini e la CGIL, riguarda tutte le Organizzazioni Sindacali e la CISL dovrà uscire da questo eccessivo appiattimento sulle posizioni della maggioranza di governo.

Attendiamo segnali di discontinuità con il recente passato, che potrebbero arrivare al prossimo congresso confederale; in caso contrario il successo di forma ottenuto con l’approvazione del DDL sulla partecipazione, si ridurrà all’ennesima promessa.