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E’ legge il decreto Albania, avanti con i Centri migranti di Schengjin e Gadjer

Roma, 20 mag. (askanews) – Diventa legge oggi anche il dl Albania, tra le polemiche, in Senato, con il provvedimento incardinato e licenziato in poche ore questa mattina dalla commissione Affari costituzionali senza che ci sia stato un esame sul testo e senza mandato al relatore. E con un’altra fiducia (dopo quella approvata alla Camera la scorsa settimana). I voti a favore sono stati 90, i contrari 56, 1 astensione.

Il provvedimento modifica il protocollo, firmato tra la premier Giorgia Meloni e l’omologo Edi Rama a novembre del 2023, sui centri di Schengjin e Gadjer aperti lo scorso ottobre in Albania che, sinora, non hanno funzionato, con costi ingenti, una ‘spola’ nella acque dell’Adriatico che ha messo in imbarazzo l’esecutivo e uno scontro con i magistrati senza precedenti sulla definizione di “paesi sicuri”. L’andirivieni di questi mesi, di navi militari con a bordo extracomunitari, in seguito alla mancata convalida da parte dei giudici dei trattenimenti, ha convinto il governo ad ampliare la sfera d’azione dell’accordo tra Meloni e Rama.

D’altronde, era stata la premier, a dicembre del 2024, ad affermare alla kermesse di Fratelli d’Italia dal palco di Atreju: “i centri funzioneranno, funzioneranno. Dovessi passarci ogni notte da qui alla fine del governo italiano, funzioneranno” e la modifica del protocollo punta a blindare i trasferimenti.

Il decreto estende infatti la platea di coloro che possono essere portati in Albania agli stranieri, già in Italia, colpiti da provvedimenti di trattenimento (non solo quindi per extracomunitari richiedenti asilo intercettati in acque internazionali). E il trasferimento sarà possibile senza che venga meno il trattenimento e senza che sia richiesta una nuova convalida. Non solo, con alcune modifiche introdotte alla Camera, si prevede che se il migrante, trasferito nei centri in Albania, dovesse presentare domanda di protezione, cambiando quindi il suo status giuridico, non sarà riportato in Italia se vi siano “fondati motivi per ritenere che la domanda di protezione internazionale sia stata presentata al solo scopo di ritardare o impedire l’esecuzione del respingimento o dell’espulsione”.

In caso poi di mancata convalida del trattenimento, in presenza di una domanda di asilo di cui si sospetta che sia stata presentata a scopo dilatorio, si prevede la possibilità di emanare un nuovo provvedimento di trattenimento per un altro dei motivi previsti dalla legge e quando il provvedimento è adottato immediatamente o, comunque, non oltre 48 ore dalla comunicazione della mancata convalida, il richiedente asilo resta nel centro fino alla decisione sulla convalida. Viene inoltre estesa l’applicazione della procedura accelerata di esame delle domande di asilo alla frontiera.

Al momento in Albania ci sono circa 40 extracomunitari e ci sono stati meno di una ventina di rimpatri, operazione che avviene necessariamente con il ritorno in Italia da cui partono i voli verso i paesi d’origine che hanno stretto con l’Italia accordi in questo senso.

In aula il sottosegretario all’Interno Nicola Molteni ha definito i centri un “modello virtuoso, un punto di riferimento per tanti paesi europei e in attesa del giudizio della corte di giustizia Ue che – ha sostenuto – sono convinto renderà il modello Albania funzionante” in chiave di “deterrenza e alleggerimento della pressione migratoria”.

Le opposizioni invece sono andate all’attacco di governo e centodestra che “umiliano il Parlamento”. Le fiducie dell’esecutivo Meloni girano “attorno a quota novanta”, ha detto il capogruppo Pd Francesco Boccia. Di “vero fallimento” dei centri, ha parlato la dem Sandra Zampa: “Un progetto costato un miliardo di euro, per poche decine di migranti con strutture ampiamente inutilizzate, in violazione della Costituzione, del diritto europeo e del buon senso. Una mossa per far calare gli sbarchi? Con l’arrivo dell’estate gli sbarchi stanno riprendendo. L’unico obiettivo è essere duri e cattivi”.

“Qualche giorno fa la presidente Meloni ci ha detto che il 25% dei migranti trattenuti in Albania è stato rimpatriato. Quello che non ha detto è che si tratta di circa 10 migranti – ha osservato la vice presidente del Senato, la Cinque Stelle Mariolina Castellone – Da quando ci sono loro al governo sono sbarcati 250mila migranti. 250mila arrivi e 10 rimpatriati dall’Albania! Sull’immigrazione hanno fallito e hanno sconfessato tutte le promesse fatte in campagna elettorale, quella del blocco navale, del ‘non facciamoli partire'”.

“L’accordo con l’Albania è un vero e proprio strumento di deportazione di esseri umani – ha affermato il senatore di Avs Tino Magni – Il trattenimento all’estero, in strutture fuori dall’Ue, rappresenta un precedente pericoloso che espone l’Italia a gravi responsabilità giuridiche e morali. Perché deportare persone dai Cpr italiani, i nostri ‘lager di Stato’, a Gjader senza ulteriore convalida giudiziaria, va contro ogni diritto, non solo quello costituzionale. La destra oggi restringe i diritti dei migranti domani, con il decreto sicurezza, li restringe a tutti”.

“Con questo decreto si trasformano i centri in Albania da Cie a Cpr”, ha infine esordito la senatrice di Italia Viva Dafne Musolino, ricorndando come nei centro di trattenimento “le persone sono di fatto recluse per un periodo di tempo fino a 18 mesi. Quello che non cambia è Crociere Meloni: la nave Cassiopea continua ad andare avanti e indietro tra Lampedusa, Bari, Tirana, con ulteriore sperpero di denaro pubblico”.

Tra le novità introdotte nell’iter parlamentare anche la proroga al 31 dicembre 2026 delle deroghe ad alcune disposizioni di legge per l’individuazione, l’acquisizione o l’ampliamento dei Cpr e la cessione a Tirana a titolo gratuito “due motovedette della classe 400 Cavallari in dotazione al corpo delle capitanerie di porto-Guardia Costiera”.

Anche il decreto cittadinanza oggi è legge. L’aula della Camera, con 137 voti favorevoli, 83 contrari e due astenuti, ha approvato il disegno di legge di conversione che aveva già ottenuto il via libera del Senato.

Si introduce così il principio che la cittadinanza non si trasmette automaticamente ai nati all’estero in possesso di altra cittadinanza e si preclude il riconoscimento della stessa anche ai nati all’estero prima dell’entrata in vigore della legge stessa. In sintesi, le nuove norme stabiliscono che i discendenti di cittadini italiani, nati all’estero, saranno automaticamente cittadini solo per due generazioni (solo chi ha almeno un genitore o un nonno nato in Italia sarà cittadino dalla nascita). I figli di italiani acquisteranno automaticamente la cittadinanza se nascono in Italia oppure se, prima della loro nascita, uno dei loro genitori cittadini ha risieduto almeno due anni continuativi in Italia.