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mercoledì, 28 Maggio, 2025
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Dal capitalismo all’innovismo: il cambio di paradigma di Deirdre McCloskey

Il vero motore della crescita è l’innovazione, non il capitale. McCloskey rivaluta la borghesia produttiva e la libertà creativa. È una riflessione stimolante che può incrociare il dibattito sul nuovo impegno dei cattolici in politica.

Da tempo l’economista e storica americana Deirdre McCloskey invita a usare una parola nuova: innovismo al posto di capitalismo. Non è una provocazione semantica. È una proposta culturale, con radici profonde. Il “capitalismo” richiama la logica dell’accumulazione, del profitto, talvolta dello sfruttamento. Innovismo, invece, è la parola che McCloskey adopera per indicare la vera causa del “grande arricchimento” degli ultimi due secoli: non l’accumulazione, bensì l’innovazione.

Il punto è semplice e potente. Dal 1800 in poi, il reddito medio pro capite nei Paesi occidentali è cresciuto di trenta volte. Un balzo mai visto nella storia dell’umanità. Ma non è stata la concentrazione di ricchezza a produrlo. È stata la libertà delle persone comuni, artigiani, commercianti, ingegneri, scienziati, a “provare cose nuove”. A innovare. A rischiare. Questo, sostiene McCloskey, è stato possibile solo quando l’etica borghese – onestà, intraprendenza, dignità del lavoro – ha conquistato lo spazio sociale.

È un messaggio che parla anche al mondo cattolico. Non solo perché riconosce il valore del lavoro e dell’iniziativa personale, ma perché rilegge in chiave umana, e non materialista, lo sviluppo. In fondo, Leone XIII nella Rerum novarum già distingueva tra un’economia giusta, fondata sul lavoro e sulla solidarietà, e la “ricchezza egoistica” che offende la dignità. Oggi Papa Leone XIV ha rilanciato questa visione: una economia che non sacrifichi l’umano sull’altare della tecnica, ma orienti l’innovazione al bene comune.

L’innovismo, allora, può diventare una lente per leggere con rinnovata fiducia il rapporto tra economia, etica e persona. Non si tratta di glorificare il mercato in sé, ma di restituire valore a ciò che genera progresso vero: l’intelligenza, la libertà, la cooperazione, la responsabilità sociale. Questo è l’orizzonte su cui convergono la buona economia e il pensiero sociale cristiano. In un tempo segnato dalla polarizzazione tra turbo-capitalismo e neo-statalismo, la “terza via” dell’innovismo – e dei suoi presupposti morali – è una sfida attuale. Anche per chi, da credente, vede nel lavoro umano un riflesso del creare divino.