A Gaza va forte il mercato nero, Da quelle parti è diventato il nuovo gioco di società. Per una cipolla par che ci vogliano dodici euro e per un pomodoro otto euro e i soldi costano soldi che non ci sono. La fame rende famelici e gode della fama di essere sempre in prima fila sulle pagine dei giornali.
E’ una posizione di avanguardia che non ha nulla a vedere con un richiamo alla responsabilità della comunità degli uomini quanto ad una esposizione ad un pericolo che non suscita più alcun allarme.
Morte stanca, abusata, onnipresente
La stessa morte gira per quelle strade senza un navigatore ed un piano ben preciso su come guadagnarsi la giornata. La impegnano improvvisamente e peggio ancora continuamente, spossandola come non mai. Ne abusano oltre ogni limite mortificandone la dignità che si è guadagnata in migliaia di anni fin dalla nascita dell’uomo e che si è meritata mai mancando all’appuntamento che le è stato dato dall’ingaggio del destino.
La sballottano con irriverenza, allo stremo, sanno che non può morire e che deve stare al gioco le piaccia oppure no. La sua condanna è che non può scappare e che per essa non sono contemplate dimissioni.
A Gaza si ruba la morte ancor prima della vita, si è ladri di respiro e si sta tutti in apnea per trattenere quella piuma di vita che ti resta addosso in attesa che ti scoppino i polmoni insieme alle bombe che piovono sui pensieri di una speranza a digiuno di indirizzi.
La strage in casa della pediatra
La bellezza della morte è di essere sconosciuta alla giustizia, è libera di essere agìta, nuda da ogni criterio che le dia un ordine nel procedere. Sarà per questo che per alleggerire la tensione la maniera migliore è stata quella di sfoltire gli attori in scena.
Se c’è un dolore che non si può rimuovere la soluzione è nel far fuori quelli che lo soffrono. Quelli che si affannano a occuparsi del prossimo, per darne un po’ di sollievo, sono colpevoli di prolungare una agonia che prima o poi sfocerà in tragedia.
Sarà per questo che è arrivata, come un pacco a sorpresa, una bomba in una casa di Khan Younis a sud di Gaza e ha fatto fuori nove di dieci figli di una pediatra che in quel momento era in ospedale a lavorare-.
Il marito ed un figlio sono rimasti feriti, segno che l’arma non è stata poi così intelligente come ci si vanta. Sarà stato un modo pietoso per alleggerire quella donna, sia pur esperta di infanzia, dalle fatiche di tanto accudimento della sua prole.
L’esplosione ha bussato alle porte di quella abitazione forse un po’ frettolosamente, proprio come fanno i corrieri di oggi che hanno troppe consegne da fare e lasciano il pacco fuori dalla porta senza attendere di conoscere il destinatario.
Per essere troppo precipitoso, l’ordigno ha sparso il fuoco della sua magica polvere da sparo risparmiando per errore una scheggia di quella famiglia troppo numerosa per reggere i fatti, che in ogni caso ha ceduto gran parte della sua sostanza.
La bomba non ha fatto un lavoro a puntino perché è difficile spiegare che nella vita ci si possa districare con un dito solo quando se ne avevano dieci in patrimonio.
Hanno estratto i corpi carbonizzati dalle macerie e raccontano che fossero ancora sfrigolanti, forse per dare una ultima traccia al lavoro ancora da finire a perfezione. La cottura a bagnomaria richiede un tempo che a Gaza è un lusso che manca.
La terra fumante
Israele, più che terra bruciata, vuole fare suolo fumante dove ha deciso di occupare lo spazio altrui e radere a zero ogni stelo umano che incontra sul suo cammino. Le macerie valgono più dei cadaveri che sono solo ingombro. La ricostruzione del dopo è il solo affare che interessa.
Hamas si è affezionata al bottino di ostaggi che conserva nei suoi forzieri. Se si rassegnasse alla povertà, restituendo la sua ricchezza, cesserebbero le ostilità e tutta la storia cadrebbe prima o poi nel dimenticatoio.
Sarà questo l’incubo dal quale rifuggire. Diventare un posto come gli altri porterebbe in depressione per prima le bombe che non vogliono tornare nei depositi bui in cui erano confinate.
Nel mondo si stendono lenzuola bianche sui balconi per protesta e per coprire al cuore ciò che è. Sono lindi perché nessuno è in grado di appuntarci sopra parole di senso.
Nove decimi di vista è già un ottimo risultato per chi vuole leggere il futuro. Nove bimbi morti, di dieci fratelli che erano, una sporca decina, è il modo per rendere cieca la storia moncandola di ogni conclusione. Tutto deve restare com’è. Israele e Hamas possono esserne fieri.