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giovedì, 19 Giugno, 2025
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Astensionismo, l’immagine di un paese sfiduciato

L’astensionismo resta alto, anche se pare arrestarsi rispetto alle varie cadute registrate negli ultimi anni. La crisi dei partiti rende sempre più urgente la ricostruzione del legame tra società e istituzioni.

Le elezioni comunali, con circa due milioni di elettori chiamati alle urne, hanno confermato una tendenza che desta preoccupazione: un cittadino su due ha scelto di non votare. Fortunatamente, dopo anni, l’astensionismo ferma l’asticella sui valori del precedente turno amministrativo, restando comunqque alto. Non c’è da gioire. È il segnale di una frattura profonda tra le istituzioni e la vita quotidiana delle persone.

Viviamo dentro un sistema politico irrigidito nello scontro permanente tra destra e sinistra, una contesa che molti cittadini non sentono più come propria. La metà del corpo elettorale rifiuta di partecipare a questa logica da derby ideologico, che appare ormai svuotata di contenuti e incapace di offrire visione e progetto. Serve altro: una politica capace di ascoltare e interpretare la società reale, ricostruendo su basi nuove il patto democratico.

La crisi della rappresentanza

Un nodo strutturale riguarda la tenuta stessa del sistema elettorale, soprattutto a livello locale e regionale. Come può un sindaco o un presidente di regione governare con il consenso di appena un quarto degli aventi diritto? Il modello dell’elezione diretta, nato per garantire stabilità, rischia oggi di legittimare una rappresentanza ristretta, in cui le minoranze determinano il destino della collettività. Questo paradosso democratico richiede una riflessione seria e una revisione coraggiosa delle regole del gioco.

Non si tratta solo di tecnicalità istituzionali. In gioco c’è l’essenza della democrazia: il popolo come soggetto e non spettatore del processo politico. Non a caso, il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, già nel 2024, aveva lanciato un monito severo: “Una democrazia senza popolo sarebbe una democrazia di fantasmi”.

Non possiamo permettere che la nostra diventi una democrazia svuotata di partecipazione. Occorre tornare a costruire partiti veri: aperti, contendibili, radicati nella società e capaci di trasmettere valori. Solo così potremo formare una nuova classe dirigente all’altezza delle sfide del presente, restituendo credibilità alla politica e fiducia ai cittadini. L’astensionismo non è solo un dato statistico: anche quando appare stagnante, come ieri si è potuto registrare, alla fine si manifesta come sintomo di una democrazia in affanno.