“La pace non è un ideale per anime ingenue” − ha detto ieri il Presidente Mattarella nel suo intervento davanti al corpo diplomatico riunito al Quirinale per il concerto che tradizionalmente precede il ricevimento per la festa della Repubblica – “la pace è esperienza che statisti lungimiranti hanno saputo pazientemente costruire”. Le parole del Presidente sono state pronunciate all’interno di un intervento politico fortemente preoccupato per la “disumanità” a cui stiamo assistendo a Gaza.
Due iniziative, un dilemma
Le parole del Presidente sembrano precedere la settimana del doppio appuntamento proprio per Gaza, quello del 7 Giugno promosso da PD, 5S e Avs e prima quello del 6 Giugno promosso da Azione e Italia Viva a Milano. I riformisti del PD partecipano a entrambe le manifestazioni. Ma questo cosa significa? Riportare entrambe nell’alveo di un interesse comune dell’opposizione? Oppure, come già è stato scritto, convergere sulla pace da due punti di vista politici, di cui uno prova ad attestare l’autonomia dell’area di centro?
In entrambi i casi, prima che tutte le manifestazioni avvengano, le parole del Presidente suonano come una sveglia: la politica estera adesso richiede il nostro impegno per la pace, che può e deve essere “disarmata e disarmante” come ha detto Papa Leone, ma non può essere “ingenua” e, soprattutto, deve essere giusta.
La costruzione di una pace giusta
Questa costruzione di pace richiede lo spazio e il tempo ponderato da statisti lungimiranti che si incontrano a metà strada: e in Europa, aggiungiamo noi.
Tempi Nuovi vorrebbe non porsi soltanto la questione della “partecipazione” agli eventi, ma quella della possibile “iniziativa” urgente e lungimirante che ci faccia uscire dalla contrapposizione tra maggioranza e opposizione.
L’inedito come via d’uscita
Cosa ne sarà delle due iniziative il giorno dopo? Sul tavolo, il diritto umanitario nei confronti dei cittadini di Gaza, ma anche la questione politica di quel 7 Ottobre, e anche l’antisemitismo di ritorno da combattere. Tutti temi che, se uniti a quelli dell’occupazione dei territori nel conflitto tra Ucraina e Russia, possono dividere tutti o mettere d’accordo i soliti, che è poi la stessa cosa.
E se provassimo a mettere d’accordo non soltanto i soliti? O a non restare divisi in modo solito? Ci vuole pazienza, tessitura, rinuncia agli interessi di parte. Ci vuole l’inedito, ovvero quello che sanno tirar fuori, appunto, gli statisti.
Fabrizia Abbate
Portavoce nazionale di “Tempi Nuovi”