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venerdì, 6 Giugno, 2025
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Chiusi oggi i centri per la distribuzione di cibo a Gaza. Le forze israeliane: sono zone di combattimento

Roma, 4 giu. (askanews) – I centri di distribuzione degli aiuti gestiti dalla Gaza Humanitarian Foundation (Ghf) oggi rimarranno chiusi nella Striscia di Gaza “per lavori di riorganizzazione e miglioramento dell’efficienza”. L’organizzazione sostenuta da Stati Uniti e Israele ha spiegato che i lavori mirano a migliorare la gestione del numero delle persone che si recano nei centri per ricevere gli aiuti, a fronte di circa 15.000 persone l’ora, una cifra superiore alle stime iniziali. Nel comunicato riportato da Haaretz si precisa inoltre che la pausa faciliterà “i preparativi delle Forze di difesa israeliane sulle strade di accesso ai centri”. L’esercito israeliano, infatti, ha messo in guardia i residenti di Gaza dal viaggiare nelle aree che conducono ai centri di distribuzione degli aiuti, dopo che almeno 27 palestinesi sono stati uccisi dal fuoco israeliano mentre attendevano il cibo nei punti allestiti dalla fondazione sostenuta anche dagli Stati Uniti. Ieri, un portavoce militare israeliano ha affermato che le strade che conducono ai centri di distribuzione allestiti dalla Gaza Humanitarian Foundation (GHF) sono considerate “zone di combattimento”.

In un post sui social media, l’organizzazione ha così annunciato che i suoi punti di distribuzione sarebbero stati chiusi oggi per “lavori di aggiornamento, organizzazione e miglioramento dell’efficienza”. Il gruppo non ha fornito ulteriori informazioni sui miglioramenti che intende apportare. Le operazioni saranno riprese domani, ha affermato il gruppo. L’organizzazione ha quindi aggiunto di essere in trattativa con l’esercito israeliano per rafforzare le misure di sicurezza oltre il perimetro immediato dei siti del gruppo.

Intanto, l’azienda americana Boston Consulting Group (Bcg), che ha contribuito a progettare e gestire le attività della Gaza Humanitarian Foundation (Ghf), ha ritirato il proprio personale dal programma di distribuzione degli aiuti nella Striscia di Gaza. Lo riporta il Washington Post, citando un portavoce della società, secondo cui l’azienda ha rescisso il contratto con la Gaza Humanitarian Foundation.

Tre fonti vicine sia alla Ghf che al Bcg hanno detto al Wp che sarà difficile per la fondazione continuare a operare senza i consulenti che hanno contribuito a crearla. Oltre a partecipare allo sviluppo dell’iniziativa in stretto coordinamento con Israele, l’azienda americana ha anche stabilito i prezzi per il pagamento e l’equipaggiamento degli appaltatori che hanno creato quattro centri di distribuzione di aiuti nella Striscia di Gaza.