Banff (Canada), 15 giu. (askanews) – Trovare una posizione comune sulla crisi tra Israele e Iran. E’ questo il compito, non semplice, sul tavolo dei leader del G7, attesi oggi a Kananaskis, la località della provincia canadese dell’Alberta che ospita il summit. Le notizie che arrivano dal Medio Oriente hanno, naturalmente, stravolto l’agenda del vertice, anche se la Presidenza canadese sta lavorando per mantenere il programma originario che tocca temi connessi, come la sicurezza globale e l’energia.
La presidente del Consiglio Giorgia Meloni è arrivata già ieri sera in Canada, dove oggi sono attesi tutti gli altri leader. L’ultimo ad arrivare sarà, nella notte italiana, il presidente americano Donald Trump, che intanto ha però già messo sul tavolo una proposta destinata a dividere: il tycoon ha infatti avanzato, in un’intervista a Abc, la ‘candidatura’ di Vladimir Putin come mediatore tra le parti. “E’ pronto. Mi ha chiamato per parlarne. Ne abbiamo parlato a lungo”, ha detto. Aggiungendo, sul suo social Truth, che “Iran e Israele dovrebbero fare un accordo, e lo faranno, proprio come ho fatto fare all’India e al Pakistan”. Parole accolte, al momento, da un eloquente silenzio dei partner, Italia compresa.
La crisi tra Israele e Iran sarà al centro dei bilaterali che Meloni avrà oggi con il cancelliere tedesco Friedrich Merz e con il primo ministro britannico Keir Starmer (altri incontri saranno poi fissati per domani e martedì). La posizione italiana – sottolineano fonti diplomatiche – è che occorre percorrere tutte le strade per una “de-escalation e per imboccare la strada della diplomazia e della ripresa del dialogo”.
L’iniziativa di Trump, così come la richiesta di sostegno a Israele contro la minaccia nucleare iraniana giunta oggi dal presidente Isaac Herzog, saranno al centro della sessione serale di domani, da cui i leader vorrebbero uscire (ma non sarà facile) con una posizione unica. Su questo sono al lavoro gli sherpa e la Presidenza canadese, che in base all’andamento della discussione verificherà la possibilità di arrivare a una dichiarazione scritta congiunta. Le fonti italiane, comunque, sottolineano la volontà comune di “coordinamento, anche con gli Usa”, con cui – assicurano – non c’è un “disallineamento”. Non è escluso, visto l’evolversi della situazione, un prolungamento dei lavori – con Trump che il 18 dovrebbe essere a Calgary – anche se in questo momento non è stata presa una decisione.
Tra gli altri temi, martedì si parlerà della questione Ucraina, con la presenza del presidente Volodymyr Zelensky. Proprio la differenza di vedute sulla guerra è uno dei motivi per i quali non si arriverà a una dichiarazione finale congiunta. Un altro dossier divisivo, forse ancora di più, è quello dei dazi. A questo proposito, vista la presenza al summit di Trump, della presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen e di altri leader europei non si può escludere – sottolineano le fonti – un incontro per fare il punto sullo stato delle trattative tra Usa e Ue ed eventualmente fare passi avanti verso un accordo. La ‘scadenza’ è fissata al 9 luglio, quando – salvo intese – dovrebbero entrare in vigore le nuove tariffe decise dal presidente americano. Il modello per evitare la guerra commerciale difficilmente potrebbe essere quello del patto raggiunto tra Usa e Regno Unito: al di là di alcune similitudini, infatti, viene spiegato, le condizioni sono molto differenti, a partire dal fatto che in quel caso si tratta di rapporto tra due Stati, mentre l’Ue riunisce vari Paesi, spesso con esigenze e interessi diversi.
Tra i temi in agenda, molto sentito dall’Italia, c’è quello dei migranti, a cui sarà dedicata (su richiesta di Meloni, supportata da Usa e Regno Unito) una delle sette dichiarazioni finali: “La Presidenza canadese – sottolineano le fonti – lavora in continuità su molti temi e su come vengono affrontati”.
Dall’inviato Alberto Ferrarese