“La politica non è mestiere, ma missione”
Nell’attuale scenario di sfiducia nella politica, di divisioni e incertezze crescenti – dove partiti e movimenti nascono e scompaiono rapidamente – ciò che appare davvero urgente, soprattutto per chi ha ruoli di responsabilità, non è tanto ampliare l’offerta politica, quanto restituirle contenuto e profondità. A tal proposito, Papa Leone XIV si è rivolto a oltre 700 parlamentari di 68 Paesi con parole di straordinaria chiarezza e forza morale, consegnando un messaggio che va ben oltre le celebrazioni giubilari. Un appello profondo alla politica come servizio.
Il suo discorso, pronunciato nell’Aula della Benedizione in occasione del Giubileo dei governanti, è stato un invito forte a riscoprire la politica non come esercizio di potere, ma come missione di verità e di bene. Al centro, l’idea che il servizio pubblico, per essere autentico, deve orientarsi al bene della comunità, in particolare dei più fragili, abbandonando ogni forma di interesse personale. Una politica che torni ad ascoltare il grido degli ultimi, rispondendo alla sete di giustizia e uguaglianza sociale. Perché – ha ricordato – la politica non è affare di potere, ma servizio; non è carriera, ma vocazione; non è mestiere, ma missione.
Carità, giustizia, dialogo
Rievocando l’insegnamento di Francesco e dell’enciclica Fratelli tutti Leone XIV ha sottolineato che la politica è “la forma più alta della carità”. Carità non come elemosina, ma come amore concreto per la società, come cura per chi è in difficoltà, come ascolto dei più poveri. “Quanti vivono in condizioni estreme gridano per far udire la loro voce, e spesso non trovano orecchie disposte ad ascoltarli”, ha ammonito.
È stato un discorso che ha toccato temi essenziali: il bene comune, la dignità dei più deboli, la libertà religiosa, il dialogo tra le fedi e le sfide dell’intelligenza artificiale. Soprattutto, ha invitato a rimettere al centro la persona, e non gli interessi, i profitti o le ideologie.
Un passaggio centrale ha riguardato la libertà religiosa e il dialogo interreligioso, presentati non come semplice tolleranza, ma come occasione di arricchimento reciproco e fonte di verità condivisa. “Credere in Dio è, per i singoli e per le comunità, una fonte immensa di bene”, ha detto il Papa. Le religioni, dunque, devono cooperare per costruire ponti di comprensione, superando ogni logica di conquista o conflitto. È un invito ai parlamentari a promuovere un incontro rispettoso tra le fedi, riconoscendo il ruolo positivo della spiritualità nella costruzione della civitas Dei, la società animata dalla carità, come ricordava sant’Agostino.
L’algoritmo non può sostituire il cuore
Papa Leone XIV ha poi affrontato la grande sfida dell’intelligenza artificiale, sottolineando che il progresso tecnologico non può prescindere dal rispetto della persona. La tecnologia può essere uno strumento straordinario, ma non deve mai sostituire il cuore dell’uomo. Ha messo in guardia contro una visione disumanizzante, che riduce la vita a dati e algoritmi. Il compito della politica è guidare l’innovazione verso stili di vita sani, giusti e sicuri, soprattutto per le nuove generazioni. “La vita personale – ha detto – vale molto più di un algoritmo”.
Un modello per i governanti
Il pontefice ha proposto un richiamo luminoso: san Tommaso Moro, “martire della libertà e del primato della coscienza”, che visse la politica come servizio alla verità, anche a costo della vita. Uomo di Stato che servì il popolo con onestà, difese la famiglia, promosse l’educazione dei giovani. È questo il volto della politica che il mondo di oggi deve cercare: trasparente, radicata nella fede e nei valori più autentici dell’umanità, rivolta davvero al bene di tutti.
Il discorso di Papa Leone XIV non è stato solo un’esortazione: è una chiamata alla responsabilità per tutti coloro che hanno in mano il destino dei popoli. Un messaggio universale, che travalica i confini della Chiesa e parla al cuore dell’umanità, in un’epoca che ha urgente bisogno di guida morale e visione spirituale.
“La politica non è un mestiere, è una missione per la crescita della verità e del bene”, ha affermato con chiarezza.
Spero che queste parole non restino chiuse in un’aula, ma arrivino nelle case, nei cuori, e diventino azione e monito. Solo così potremo davvero cambiare il mondo, un gesto alla volta.