Salviniani presentano emendamento, meloniani dovrebbero votare contro. Vero nodo resta Veneto Roma, 24 giu. (askanews) – Sarà anche la loro “battaglia”, ma in casa Lega si dà per scontato che sia persa. Eppure, a dispetto dell’evidenza, il partito di Matteo Salvini ha comunque deciso di presentare in commissione al Senato l’emendamento per ‘sbloccare’ il terzo mandato per i governatori. Il ‘veicolo parlamentare’ è il provvedimento che era stato individuato da Roberto Calderoli, il ddl sull’adeguamento del numero dei consiglieri che, in caso di accordo in maggioranza, avrebbe (forse) consentito di vincere una corsa contro il tempo e arrivare alla modifica in extremis per consentire una ricandidatura in Veneto di Luca Zaia, oltre che di Vincenzo De Luca in Campania.
La partita, che si era riaperta dopo la disponibilità a parlarne manifestata da Fratelli d’Italia, in realtà è sembrata chiudersi già nei giorni scorsi, dopo lo scontro a suon di dichiarazioni tra il Carroccio e Forza Italia, che aveva ribadito la sua netta contrarietà, soprattutto dopo il niet degli alleati a mettere mano alla riforma della cittadinanza.
Sono tuttavia gli stessi leghisti a spiegare che la mossa serve soprattutto per dare un segnale. Da una parte – si sottolinea – allo stesso Zaia, per dimostrargli che la battaglia stava veramente a cuore anche a Matteo Salvini. Il sospetto negli uomini più vicini al ‘doge’ è infatti che il segretario, a differenza di quanto dichiarato apertamente, preferirebbe di gran lunga piazzare all guida del Veneto un suo fedelissimo: il nome è sempre quello del suo vice Alberto Stefani.
Ma la decisione di presentare comunque l’emendamento, che in formulazione identica era già stato bocciato in passato, è anche un modo per far palesare le intenzioni dei meloniani, andare a vedere quanto fosse reale l’apertura fatta. Lo dice nemmeno tanto tra le righe proprio il primo firmatario della proposta, il senatore veneto Paolo Tosato. “Andiamo fino in fondo per non lasciare nulla di intentato e per fare chiarezza sulle varie posizioni”, “vediamo qual è effettivamente la posizione al momento del voto di Fdi”, spiega.
L’orientamento emerso nel partito della premier in queste ore sarebbe comunque quello di votare contro. La spiegazione suona più o meno così: la nostra apertura era reale, ma doveva esserci una intesa almeno a partire dalla maggioranza. Non essendo possibile, non avrebbe senso modificare la nostra posizione che comunque di partenza non è mai stata favorevole. Il voto sull’emendamento si dovrebbe tenere giovedì mattina e solo allora sarà definitivamente evidente se quello sul terzo mandato è “più un tramonto che un’eclissi”, per dirla con il presidente del Senato, Ignazio la Russa.
Dietro le tattiche, le aperture e gli scontri tutti interni alla maggioranza, resta comunque irrisolto il vero nodo del contendere, ossia il nome del prossimo candidato a guidare il Veneto. La Lega lo rivendica non volendo perdere terreno nelle sue storiche roccaforti, ma per Fratelli d’Italia, forte dei consensi raggiunti alle Politiche e alle ultime Europee, la partita per ottenere il presidente di una grande regione del Nord non è ancora chiusa. Il file dovrebbe arrivare a breve sul tavolo delle candidature, che al momento però non risulta ancora convocato.