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venerdì, 27 Giugno, 2025
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Difesa Ue, Meloni critica la clausola di sospensione del Patto di stabilità

Bruxelles, 26 giu. (askanews) – La presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha riportato nella discussione tra i capi di Stato e di governo, durante il vertice Ue in corso a Bruxelles, la critica che aveva sollevato il ministro dell’Economia e Finanza Giancarlo Giorgetti, all’Eurogruppo di una settimana, fa riguardo alla “asimmetria” nel meccanismo previsto dalle clausole di sospensione nazionale del Patto di stabilità, che sfavorisce gli Stati membri in procedura per deficit eccessivo.

Lo hanno riferito fonti diplomatiche italiane in serata a Bruxelles, aggiungendo che “diversi altri paesi membri hanno manifestato interesse sul tema ed espresso critiche riguardo alla insufficienza delle flessibilità previste, per uno sforzo di bilancio richiesto che da ieri è aumentato al 3,5% o al 5% del Pil” (rispettivamente per le sole capacità di difesa o più in generale includendo anche le tutte le spese per la sicurezza), dopo che il vertice Nato dell’Aia ha fissato questi obiettivi per tutti i paesi alleati.

L’asimmetria consiste nel fatto che la clausola di sospensione consente ai paesi che non sono sotto procedura per disavanzo eccessivo di spendere a deficit per la difesa fino all’1,5% del Pil all’anno, oltre la soglia del 3% fissata dal Patto di stabilità. Questi Stati membri, in sostanza, possono avere un deficit fino al 4,5% senza che scatti per loro la procedura, e avranno poi quattro anni per rientrare sotto la soglia del 3% Per i paesi, come l’Italia, già in situazione di disavanzo eccessivo, la situazione è invece molto diversa: se spendessero l’1,5% del Pil per la difesa, non si applicherebbe a loro la sospensione di quattro anni e si ritroverebbero a dover restare sotto procedura, rispettando il percorso correttivo imposto, per tutto il tempo che servirebbe a tornare sotto il 3%.

Nel caso specifico dell’Italia, che secondo le previsioni del Tesoro, dovrebbe poter uscire dalla procedura l’anno prossimo, riducendo il suo disavanzo al 2,9 del Pil, chiedere oggi l’attivazione della clausola di sospensione del Patto di stabilità significherebbe in sostanza restare in procedura per deficit eccessivo ancora per diversi anni, senza alcuno scomputo, con tutti gli svantaggi in termini di limitazione dell’aumento della spesa pubblica che il percorso di aggiustamento finanziario comporta.

A questa critica si aggiunge quella che da tempo ha espresso la Germania rispetto ai quattro anni di sospensione, un tempo giudicato insufficiente, in particolare per la spesa in un settore come quello della difesa, dove gli approvvigionamenti non sono “già pronti su uno scaffale”: armamenti, munizioni e altri dispositivi militari “vanno ordinati all’industria militare, e poi ci vuole il tempo necessario per produrli, ma la spesa è calcolata alla consegna: e se vengono consegnati tre anni dopo, resta un solo anno per rientrare sotto il 3% del Pil”, hanno spiegato le fonti.