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martedì, 1 Luglio, 2025
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Tranvia dell’Appia Antica: Gualtieri dopo 36 anni imita Sbardella e Giubilo

Nel 1989 la sinistra si opponeva al tunnel sotto l’Appia Antica. Oggi, di fatto, lo ripropone con entusiasmo. È la parabola di un’urbanistica ideologica che torna sui propri passi, ma senza memoria né scuse.

Un progetto ambizioso… e già visto

Secondo quanto riportato da Repubblica il 28 giugno, il Campidoglio sta lavorando per ottenere i finanziamenti ministeriali necessari alla realizzazione della tramvia Sud Marconi–Subaugusta, una linea definita strategica lunga oltre 16 chilometri che dovrebbe attraversare – anzi, sotto-attraversare – il Parco dell’Appia Antica. È l’assessore Eugenio Patanè a illustrare i dettagli: gallerie a 20 metri di profondità, nove fermate solo per il tratto “B”, e un costo di circa 724 milioni, 444 dei quali per il tunnel sotto l’Appia e il Parco degli Acquedotti.

L’obiettivo dichiarato è nobile: collegare meglio i quartieri sud della Capitale, valorizzare l’area archeologica con una “archeostazione” e promuovere il trasporto pubblico in alternativa all’eccesso di mobilità privata. Ma il vero dato di cronaca è che questa proposta somiglia – anzi, in qualche modo coincide – con un’idea vecchia di 36 anni. Una di quelle che l’allora Pci romano definiva scandalose.

Quando lAppia divideva la città (e la politica)

Correva l’anno 1989. Il progetto di un tunnel sotto l’Appia Antica – allora proposto gratuitamente da Italstat e pronto per essere inserito nel programma delle opere per i Mondiali di calcio del ’90 – venne bocciato con veemenza dai comunisti, arrivati a minacciare l’ostruzionismo in Parlamento contro il decreto-legge sulle opere. Il motivo ufficiale? La difesa della sacralità archeologica della Regina Viarum. Quello reale? Il fastidio per l’iniziativa di Italstat,  che inibiva lo spazio di manovra dei privati sullo Sdo e generava l’ibrida alleanza tra “palazzinari” e comunisti.

Il progetto naufragò nel clima avvelenato di una battaglia ideologica, originariamente legata alla contestazione del Piano regolatore del 1962-65 (con la previsione dell’Asse attrezzato, poi denominato Sdo), e non fu mai recuperato. Fino ad oggi. Trascorsi tre decenni e mezzo, mentre cambiano i partiti ma restano certi riflessi condizionati, l’amministrazione Gualtieri ripropone con evidente storpiatura e senza una finalizzazione strategica per tutta la città quel medesimo tunnel – quasi nei dettagli – presentandolo come una soluzione visionaria per la mobilità sostenibile.

A sinistra è cambiata…la sensibilità

Certo, la proposta odierna si presenta con accorgimenti più green: la canna singola con doppio binario, l’attenzione ai vincoli archeologici, i tavoli tecnici con il Parco dell’Appia. Ma resta il dato politico: ciò che era un “delitto urbanistico” negli anni Ottanta diventa ora un “atto di lungimiranza urbana”.

Nessuno chiede abiure, ma sarebbe segno di serietà politica ammettere che la furia ideologica di ieri ha bloccato un’opera utile per decenni, contribuendo alla conservazione del deficit di collegamenti viari dell’intero quadrante orientale della città. E magari riconoscere, senza troppe circonlocuzioni, che gli allora contestatissimi Giubilo (sindaco) e Sbardella (leader dc) avevano avanzato una proposta perlomeno interessante.

Ma ci sono le risorse?

Il tunnel si farà davvero? C’è chi giura di sì, magari rafforzando le cautele e gli standard di sostenibilità necessari. Ma il dibattito urbanistico romano – di cui questo progetto è solo l’ultima puntata – resta segnato da un’ambiguità profonda. L’urbanistica proposta dalla sinistra ha spesso preferito dire “no” per partito preso, salvo poi tornare indietro, silenziosamente.

Resta il fatto che reperire le risorse per un progetto importante quanto si voglia, ma non risolutivo – come lo era nell’impianto del Prg – per un vero riequilibrio urbanistico, non appare scontato. E poi bisognerà chiedere un parere all’ing. Caltagirone, vista la sua conclamata idiosincrasia per il tram.