Bruxelles, 10 lug. (askanews) – La mozione di censura che era stata presentata da un folto gruppo di eurodeputati dei gruppi di destra contro la Commissione di Ursula von der Leyen, e che è stata bocciata oggi a Strasburgo dalla plenaria del Parlamento europeo, con 360 voti contrari, 175 favorevoli e 18 astensioni, ha visto le forze politiche italiane schierate su fronti molto diversi da quelli che dividono maggioranza e opposizione a livello nazionale.
Inoltre, sebbene l’esito del voto sia stato, come ci si attendeva, molto lontano dai 2/3 dei voti favorevoli, necessari per approvare la sfiducia alla Commissione, von der Leyen non ha certo ottenuto un grande risultato: i 360 voti contrari, per una strana coincidenza, corrispondono esattamente alla soglia della maggioranza assoluta nel Parlamento, ma segnano anche un netto arretramento rispetto ai 401 voti che von der Leyen aveva ottenuto con la sua rielezione per il secondo mandato, nel luglio 2024. Ed è rilevante il fatto che ben 166 eurodeputati (su 719 seggi in totale) non hanno partecipato al voto.
Nei tre gruppi che formano l’ormai sempre più fragile “maggioranza europeista” (o “maggioranza Ursula”), oltre ai pochi eurodeputati “dissidenti” (favorevoli o astenuti) ce ne sono stati molti più del previsto che non hanno votato: rispettivamente 19 assenti al voto e due astenuti nel Ppe (188 seggi, 167 voti contro la mozione), ben 34 assenti, un favorevole e tre astenuti tra i Socialisti e Democratici (S&D, 136 seggi, 98 voti contro la mozione), 12 assenti, un favorevole e cinque astenuti tra i liberali di Renew (75 seggi, 57 voti contro la mozione). Tra i Verdi (53 seggi, 33 voti contro la mozione), che in parte hanno sostenuto von der Leyen un anno fa, gli assenti sono stati 19, con un astenuto.
Per quanto riguarda gli italiani, a favore della mozione di censura hanno votato, da una parte, la Lega, compatta con il gruppo europeo di estrema destra dei “Patrioti” (75 voti su 85 seggi, e 10 assenti), e dall’altra gli otto europarlamentari del M5S, membri del gruppo della Sinistra (in tutto 13 voti favorevoli), nel quale invece la maggioranza non ha votato (29 eurodeputati su 49) o si è astenuta (quattro).
Per la bocciatura della mozione si sono schierati gli eletti di Forza Italia, con tutto il Ppe (167 voti contrari su 188 seggi), e dall’altra parte 14 eurodeputati del Pd (su 21) con tutto il gruppo S&D (98 voti contrari su 136). Sette eletti del Pd, Benifei, Gori, Gualmini, Ricci, Strada, Tarquino e Zan, non hanno votato, ma solo gli ultimi tre lo hanno rivendicato come una esplicita scelta politica.
Anche tutti gli italiani eletti con Avs, sia i quattro eurodeputati confluiti nei Verdi che i due che hanno aderito al gruppo della Sinistra, hanno scelto di non votare.
Il fatto forse più notevole – e non solo dal punto di vista italiano – è la netta spaccatura interna nel gruppo dei Conservatori (Ecr) a cui appartiene Fratelli d’Italia. Nessun europarlamentare di Fdi, ha partecipato al voto, e il gruppo Ecr è stato quello con il più alto numero di non votanti (35 su 79 membri). Va anche rilevato che alla fine più della metà del gruppo (39 eurodeputati) ha votato per la mozione di censura: sono molti di più della quota di un terzo che nei giorni scorsi aveva detto di aspettarsi il capogruppo, Nicola Procaccini.
A presentare la mozione, che poi ha ottenuto un entusiastico sostegno degli eurodeputati dei due gruppi di estrema destra, i “Patrioti” e i sovranisti dell’Ens (24 voti a favore su 27 seggi, tre assenti), era stato proprio un membro dell’Ecr, il rumeno Gheorge Piperea, che ha così spaccato in due il suo gruppo. Una forte disapprovazione dell’iniziativa è venuta in particolare da Fdi, che nella situazione attuale vede l’opportunità di condizionare sempre più pesantemente, con l’aiuto dell’estrema destra, le politiche della Commissione. Un’opportunità che non si era mai verificata prima, e che in tutta evidenza sarebbe stupido vanificare sfiduciando l’Esecutivo di von der Leyen.