25.4 C
Roma
domenica, 20 Luglio, 2025
Home Giornale“La Cisl si sporca le mani”. La battuta di Bonanni a rischio...

“La Cisl si sporca le mani”. La battuta di Bonanni a rischio equivoco

Può essere fraintesa, meglio lasciar perdere. Forse c’è ancora speranza che l’anima autenticamente riformista della Cisl possa tornare a farsi valere. Ma ci vuole schiena dritta e indipendenza vera.

Nel nostro precedente articolo, commentando la relazione della segretaria generale della Cisl al XX Congresso confederale, ci siamo espressi favorevolmente sul modello programmatico proposto: un’impostazione chiaramente riformista, nella quale ci riconosciamo pienamente. Quel modello, però, va riempito di contenuti chiari e coerenti su alcuni temi fondamentali per il confronto sindacale.

 

Il nodo delle scelte concrete

Serve, innanzitutto, una decisa presa di posizione in favore dell’equità fiscale, a tutela del lavoro dipendente. Occorrono garanzie reali sulla difesa del potere d’acquisto, una nuova politica degli orari di lavoro, e una drastica riduzione del numero dei contratti nazionali – sono oltre un migliaio quelli oggi depositati al Cnel – con la definizione di criteri rigorosi sulla rappresentatività sindacale, per superare il fenomeno del sindacalismo di comodo.

Altrettanto decisive sono scelte a sostegno di una strategia industriale attrattiva, fondata su ricerca e innovazione, e politiche strutturali che fermino l’emorragia di giovani costretti a lasciare l’Italia per motivi di studio o di lavoro. Non meno urgenti, infine, sono interventi sul sistema di welfare (sanità, previdenza) e su quello educativo e formativo.

Il valore dellautonomia

Sono questi i nodi essenziali su cui basare un eventuale “patto di responsabilità”, così evocato nella relazione congressuale della segretaria Fumarola. Ma perché quel patto possa avere senso, occorre che il sindacato confederale – nella sua interezza – riaffermi due elementi irrinunciabili: la competenza e, soprattutto, l’autonomia.

Proprio su questi due valori avevamo già insistito nei nostri precedenti interventi, e continuiamo a ritenerli il fondamento dell’autorevolezza sindacale. Non si può indicare la strada del patto senza accompagnarla con proposte credibili, sorrette da una visione e da competenze all’altezza. Altrimenti si resterà nel limbo degli auspici e dei titoli, senza mai incidere davvero sulla realtà.

Una scena imbarazzante

Il congresso della Cisl in corso dovrebbe dare risposte nette su questi aspetti. Purtroppo, ieri abbiamo assistito a un episodio che ci pare significativo: l’accoglienza riservata alla presidente del Consiglio da parte della segretaria generale è apparsa a tratti imbarazzante. Al di là del doveroso rispetto istituzionale, ci si sarebbe aspettati un atteggiamento più sobrio: sarebbero bastati un saluto educato e una stretta di mano. Invece, si è arrivati a baci e abbracci che nulla hanno a che vedere con l’autonomia di un’organizzazione sindacale.

Ancor più discutibile è stato il fatto che, al momento dell’arrivo della premier, al fianco di Daniela Fumarola vi fosse il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Luigi Sbarra. Una presenza fuori luogo e, francamente, inopportuna.

Un segnale di resistenza

Viene allora da chiedersi: è questo il biglietto da visita di un’organizzazione che fa dell’autonomia la sua architrave? Un sindacato che vuole riaffermare il proprio ruolo nel quadro democratico non può permettersi simili cedimenti formali e simbolici.

Unico dato positivo da registrare: se una parte dell’assemblea si è lasciata andare a scroscianti applausi, con delegati in piedi, un numero significativo di partecipanti ha scelto consapevolmente di applaudire per cortesia, restando seduto.

Raffaele Bonanni, ex segretario generale di via Po, ha scritto sul Riformista che la Cisl “non agita bandiere” ma “si sporca le mani”. È una battuta che può anche creare equivoci, meglio lasciar perdere. Forse c’è ancora speranza che l’anima riformista cislina possa tornare a farsi valere. Ma ci vuole che la schiena sia dritta e l’indipendenza vera.