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giovedì, 14 Agosto, 2025
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Dibattito | Ponte sullo Stretto: tra mito, interessi e realtà

Riceviamo e volentieri pubblichiamo. Un’opera simbolo - dice l’autore - della retorica decisionista, ma con benefici limitati e rischi elevati. Nel 1983 una commissione dell’Iri definì modesti i vantaggi derivanti dalla costruzione del Ponte.

In piena estate non poteva mancare l’annuncio dell’opera simbolo della vocazione all’impostura della destra italiana: il ponte sullo Stretto di Messina.

Un’idea antica e ciclicamente ripresa

Bene ha fatto questo giornale a ricordare che i primi passi furono mossi dai governi a guida DC degli anni Sessanta. Si era nel pieno degli investimenti industriali nel Sud e si valutava che un collegamento stabile potesse migliorare la produttività e la ricchezza nazionale.

I modesti risultati conseguiti nelle politiche industriali, insieme al fallimento di numerosi interventi pubblici, fecero presto dimenticare questa iniziativa.

Già Ferdinando II l’aveva immaginata e, dopo di lui, i governi unitari alla fine del XIX secolo. Il tragico terremoto del 1908 mise in soffitta questi progetti, sconsigliando anche Mussolini che, solo nel 1942, nel pieno delle sconfitte belliche, promise agli italiani impoveriti e impauriti di costruire il ponte alla fine della guerra.

Questa idea fu poi cavalcata solo dai governi cosiddetti “decisionisti”: Craxi, Berlusconi, Renzi, Meloni-Salvini, responsabili di molte politiche fallimentari.

La valutazione dell’IRI negli anni ’80

Mi sia permesso un ricordo personale: nel 1983 feci parte di una commissione tecnica di analisi e valutazione socio-economica costituita da Prodi presso l’IRI, su richiesta del governo Craxi.

Ci furono numerose riunioni, audizioni di esperti di ogni tipo, letture di studi e documenti, nuove indagini: la conclusione unanime fu che l’unico reale vantaggio dell’opera era quello di un risparmio di tempo nella percorrenza stradale e/o ferroviaria, quantificato in circa 20 minuti.

Un tempo insignificante nel tragitto Roma-Palermo di oggi (9-13 ore), ma anche con l’alta velocità completa e traghetti più veloci (6-7 ore).

Questo onesto esito del lavoro di molti seri esperti fu un ulteriore motivo del pessimo rapporto tra Craxi e Prodi. Nessuno ha poi contestato questo dato, basato su misurazioni scientifiche.

I rischi sismici e i costi in crescita

Partiamo dalla questione sismica. Certamente si può costruire una struttura sospesa antisismica secondo i dati noti ad oggi, ma non si pensa di mettere interamente in sicurezza le grandi aree urbane intorno. Dunque, in caso di grave terremoto, avremmo il ponte in piedi e le città intorno distrutte: uno scenario da apocalisse solo ad immaginarlo.

Vediamo gli aspetti economici: il cantiere darebbe lavoro a circa 5 mila addetti in media solo per alcuni anni, la maggior parte lavoratori stranieri perché in Italia c’è enorme carenza di manodopera edile.

La spesa stimata oggi in 13,5 miliardi salirebbe certamente a 20 ed oltre a fine cantiere, per motivi oggettivi e per interessi.

Il contesto sociale e le priorità vere

Il ponte unirebbe due regioni già fortemente impoverite di capitale umano qualificato, con il più alto tasso nazionale di abbandono scolastico medio e con strutture sanitarie fortemente inadeguate.

Specie la Sicilia ha bisogno di ulteriori invasi idrici, reti di distribuzione dell’acqua, strade e ferrovie, aree da proteggere e riforestare.

Con 5-10 anni di investimenti aggiuntivi di 2-3 miliardi l’anno si potrebbero davvero colmare questi ritardi e creare le condizioni oggettive di un più diffuso sviluppo sociale.

Si potrebbe obiettare che fare queste cose è più difficile che aprire un solo spettacolare cantiere. Ma qui sta la differenza tra buon governo e impostura demagogica.

Le clausole contrattuali e la vigilanza necessaria

Un’ultima, non irrilevante, questione: quella degli atti, delle convenzioni, dei contratti sottoscritti tra i governi dal 2005 ad oggi con il consorzio concessionario dell’opera, che nel tempo ha avuto significativi mutamenti. Prezzi, penali importanti a carico pubblico e modeste per gli esecutori, clausole varie squilibrate.

La Corte dei Conti dovrebbe esaminare con attenzione il tutto e prendere le decisioni necessarie. Anche questo è buon governo.

Conclusione

L’idea di poter realizzare il ponte mi piacerebbe davvero, ma oggi è solo un’opera aggiuntiva e pericolosamente fuorviante. Bisogna lavorare per un prossimo buon governo.