Roma, 22 ago. (askanews) – Mentre l’entusiasmo seguito al vertice in Alaska e al successivo summit alla Casa Bianca comincia a dissolversi, e le trattative diplomatiche per organizzare un incontro bilaterale tra il presidente ucraino Volodymyr Zelensky e quello russo Vladimir Putin si scontrano con la rigidità massimalista di Mosca, iniziano a emergere con maggiore chiarezza le condizioni poste dal Cremlino per arrivare in teoria alla fine della guerra.
LE RICHIESTE RUSSE Secondo fonti del Cremlino citate da Reuters, la Russia rivendica l’intera regione del Donbass, oltre a pretendere la neutralità dell’Ucraina, l’abbandono dell’ambizione di Kiev di entrare nella Nato e la rinuncia al progetto che truppe europee a presidiare il territorio ucraino. In cambio, Mosca sarebbe disposta a restituire le piccole porzioni delle regioni ucraine di Kharkiv, Sumy e Dnipropetrovsk attualmente sotto controllo russo.
Rispetto alle iniziali richieste formulate dalla presidenza Putin, il Cremlino sembra attenuare le richieste territoriali espresse nel giugno 2024, in cui chiedeva che Kiev cedesse l’interezza delle quattro regioni che Mosca rivendica come parte della Russia: Donetsk e Luhansk nell’est dell’Ucraina, oltre a Kherson e Zaporizhzhia nel sud. Sulle ultiume due oblast’ le posizioni russe sono vaghe, lasciando intendere un margine negoziale.
Come indicato nella carta esposta allo Studio Ovale, la Russia in questo momento occupa un quinto del territorio ucraino: la totalità della Crimea, annessa alla Federazione Russa con il referendum del 2014, il 73% delle regioni di Kherson e Zaporizhzhia, il 76% del Donetsk e il 99% della regione di Lugansk.
LA POSIZIONE UCRAINA Nel corso di una conferenza stampa il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha rappresentato che lo stato dei combattimenti ‘non è così grave sul campo di battaglia come descrive la Russia’.
‘La situazione non è semplice, è complicata’, ha sottolineato il presidente ucraino. Nonostante il Cremlino abbia più uomini e mezzi, anche Mosca, secondo Zelensky, sta attraversando delle difficoltà economiche. Consapevole di questo, il Cremlino, sempre secondo il leader ucraino, vuole porre fine alla guerra, ma pur sempre alle sue condizioni.
Pertanto, Mosca secondo Zelensky sta costruendo una narrativa per promuovere una ‘vittoria personale’ del presidente russo Vladimir Putin.
‘Credo che si siano inventati una vittoria: la nostra uscita dal Donbas. Credo che sia questa la vittoria che hanno inventato: ciò che vogliono vendere all’interno del loro Stato’, ha spiegato Zelensky.
Zelensky ha criticato la strategia del Cremlino di ostacolare un loro incontro al vertice. ‘Credo che sia solo un suo capriccio e lui capisce che non accadrà in questo modo – ha sottolineato Zelensky – forse conta su questo perché non vuole porre fine alla guerra. Pone delle condizioni in anticipo, in modo che non possiamo accettarle’.
Sulla possibilità di uno scambio di territori, è intervenuto anche Andriy Yermak, braccio destro di Zelensky, sottolineando che tutti gli aspetti territoriali saranno affrontati durante l’incontro bilaterale con Putin. Per il capo dell’Ufficio presidenziale ucraino ‘si deve trattare a partire dall’attuale linea del fronte e comunque noi non rinunciamo ai nostri territori nazionali. Prendiamo atto della situazione creata dalla guerra e vogliamo parlarne’, ha detto il braccio destro di Zelensky, aggiungendo che è necessario essere realisti e che ‘l’aggressore ha occupato alcune regioni e per ora non siamo in grado di liberarle con le armi’, per questo Kiev è pronta per un summit tra i due presidenti.
GARANZIE DI SICUREZZA In merito alle garanzie di sicurezza richieste da Kiev, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha affermato che entro 7-10 giorni sarà presentata un’intesa con gli alleat occidentali sull’architettura delle garanzie di sicurezza per l’Ucraina.
‘Vogliamo raggiungere un’intesa dell’architettura delle garanzie di sicurezza entro 7-10 giorni. E chiarito questo, garantire un incontro trilaterale. Questa era la mia logica’ ha dichiarato alla stampa Zelensky, sottolineando che ‘il presidente Trump ha proposto un approccio leggermente diverso: trasformare un incontro bilaterale in un confronto a tre. Ma alla fine abbiamo concordato che siamo ancora al lavoro sulle garanzie di sicurezza, dando forma a un’infrastruttura simile all’Articolo 5. E ciò che abbiamo ottenuto oggi è un sostegno politico’, ha dichiarato Zelensky, riassumendo i negoziati a Washington.
Tra i principali promotori delle garanzie in favore di Kiev vi è, chiaramente, la Coalizione dei Volenterosi. Sul loro impegno sul campo Zelensky ha osservato che al momento non è in grado di dire quanti paesi siano pronti a inviare le proprie truppe in Ucraina, ma htutti hanno espresso la volontà di sostenere Kiev nel modo consentito dalle loro Costituzioni. In merito all’impegno militare in Ucraina dei Volenterosi, Andriy Yermak ha affermato che ‘più di tre Paesi sono disposti a inviare soldati, ma non voglio dire esplicitamente quali, anche se alcuni tra quelli che ha menzionato ci sono (Germania, Regno Unito e Francia, ndr)’.
Per quanto attiene i paesi che hanno rappresentato la loro disponibilità a garantire la sicurezza dello Stato ucraino, Zelensky ha dichiarato che non ritiene attendibili le garanzie offerte dalla Cina, in quanto Pechino non si è mai adoperato in favore dell’Ucraina.
‘Perché la Cina non è tra le garanzie? Primo, la Cina non ci ha aiutato a fermare questa guerra fin dall’inizio. Secondo, la Cina ha aiutato la Russia aprendo il mercato dei droni’, ha dichiarato Zelensky alla stampa. La Cina era tra i firmatari del Memorandum di Budapest, ha ricordato poi Zelensky, ma ‘non ha fatto nulla quando la Crimea è stata occupata. Ecco perché non abbiamo bisogno di garanti che non aiutano l’Ucraina e che non l’hanno aiutata in un momento in cui ne avevamo davvero bisogno dopo il 24 febbraio’.
Sul tema è intervenuta la portavoce del Ministero degli Esteri cinese Mao Ning, affermando che la Cina è pronta a svolgere un ruolo costruttivo per risolvere la questione in Ucraina.
‘Crediamo che tutte le parti debbano promuovere una soluzione politica alla crisi ucraina basata su una cooperazione comune e globale e su una prospettiva di sicurezza sostenibile’, ha sostenuto la portavoce, specificando che ‘la Cina è pronta a svolgere un ruolo costruttivo in questa questione’.
VERTICE BILATERALE Dopo l’iniziale dinamismo, le trattative per un vertice bilaterale tra Ucraina e Russia – e per un potenziale summit trilaterale con la partecipazione di Donald Trump – si trovano ora in una fase di stallo.
Se da un lato, Kiev ha ribadito la propria convinzione in favore di un bilaterale tra Zelensky e Putin, il ministro degli Esteri russo Sergey Lavrov ha posto delle condizioni affinché questo incontro possa verificarsi.
‘Il nostro presidente (Putin, ndr) ha ripetutamente affermato di essere pronto a incontrare anche il signor Zelensky, con la consapevolezza che’ ciò avverrà solo quando ‘tutte le questioni che richiedono un esame al massimo livello saranno state ben sviluppate e che i tecnici avranno preparato le opportune raccomandazioni’, ha affermato Lavrov.
Invece, l’unica condizione posta dal presidente ucraino, dopo aver rifiutato l’ipotesi di Mosca come luogo dell’incontro proposta dal Cremlino, è che il bilaterale si svolga in una città europea.
‘Riteniamo giusto – ha affermato Zelensky – e gli europei lo hanno sottolineato, che l’incontro si svolga in un’Europa neutrale. Perché la guerra è in Ucraina e nel continente europeo’.
Non ci sono alcune precondizioni per Kiev in merito alle città papabili, l’unica eccezione è per l’ipotesi Budapest. ‘C’è unità tra tutti i paesi europei nel sostenere l’Ucraina durante questa guerra. E, diciamo la verità, Budapest non ci ha sostenuto. Non sto dicendo che la politica di Orban fosse contro l’Ucraina, ma era contro il sostegno all’Ucraina’, ha spiegato il presidente ucraino.
RUOLO DI WASHINGTON Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump sembrerebbe intenzionato a lasciare che Russia e Ucraina organizzino un incontro tra i loro leader senza un suo intervento diretto. Trump infatti, vedendo le difficoltà in atto per la definizione del vertice, ha detto nei giorni scorsi che intende organizzare un incontro trilaterale con i due leader solo dopo l’incontro bilaterale tra Zelensky e Putin, anche se non è chiaro se e quando si terrà il vertice russo-ucraino.
In merito al ruolo degli Usa per le garanzie di sicurezza per Kiev, un’esclusiva di Politico ha riportato la volontà del Pentagono di limitare il proprio impegno diretto. Secondo quanto appreso da Politico, Elbridge Colby, Sottosegretario alla Difesa statunitense, ha dichiarato a un piccolo gruppo di alleati che gli Stati Uniti intendono svolgere un ruolo minimo in qualsiasi garanzia di sicurezza per l’Ucraina.
Sarà, dunque, l’Europa a doversi far carico della sicurezza di Kiev. ‘Si sta delineando la realtà: sarà l’Europa a far sì che tutto questo accada sul campo (la pace, ndr)’, ha affermato un diplomatico Nato informato sui colloqui. ‘Gli Stati Uniti non sono pienamente impegnati in nulla’.
Sul tema è anche intervenuto il vicepresidente statunitense JD Vance che a Fox News ha espresso il suo pensiero in merito alla sicurezza dell’Ucraina.
‘Qualunque cosa accada, qualunque forma assuma, gli europei dovranno fare la parte del leone’ per garantire la sicurezza in Ucraina, ha dichiarato il vicepresidente statunitense JD Vance all’emittente statunitense.
‘È il loro continente, è la loro sicurezza’, ha proseguito Vance. ‘Il presidente è stato molto chiaro – ha aggiunto il politico statunitense – l’Europa deve prendere l’iniziativa’.
Il vicepresidente ha anche rilasciato un commento sul presidente russo Vladimir Putin: ‘Parla a bassa voce, più di quanto ci si potrebbe aspettare. Parla a bassa voce, in un certo senso. È molto ponderato, molto attento, e credo che sia fondamentalmente una persona che ha a cuore gli interessi della Russia’.