Roma, 22 ago. (askanews) – Si complica, per il centrosinistra, la corsa sulla carta più semplice: in Puglia un recente sondaggio del quotidiano La Gazzetta del Mezzogiorno assegnava al candidato in pectore alla presidenza regionale Antonio Decaro, parlamentare europeo del Partito democratico e primatista di preferenze, un potenziale di consensi non lontano dal 70 per cento; ma anche altri ipotetici candidati sono vincenti sul centrodestra, a partire dal capogruppo del Pd al Senato, Francesco Boccia, accreditato di un comodo 60 per cento. Insomma, una partita apparentemente in discesa, fino ad oggi. Con un post su Facebook dai toni ultimativi, l’ex sindaco di Bari ha messo in piazza il tema che è da settimane al centro delle discussioni nella coalizione e dei retroscena giornalistici: il suo rifiuto di candidarsi alla guida della Puglia se il governatore uscente, Michele Emiliano, suo compagno di partito, e il predecessore di Emiliano, Nichi Vendola (Sinistra italiana-AVS) non rinunceranno a correre alle regionali per un seggio da consiglieri.
È l’annuncio di un terremoto: nel Pd si parla diplomaticamente di “sorpresa”, mentre negli ambienti vicini a Vendola viene escluso il passo indietro: “Una volta eletto, il presidente della Regione – fanno notare da AVS – ha grandi poteri, ma non si è mai visto che da candidato decida le liste degli altri partiti. C’è un eccesso di personalismo, e una preferenza per le liste civiche più facili al trasformismo, mentre c’è poca voglia di confrontarsi con posizioni politiche strutturate”.
“A Michele Emiliano e a Nichi Vendola – scrive Decaro – mi legano stima e affetto sinceri, oltre che una storia comune di cui sono orgoglioso e che non rinnego. Ma io voglio essere un presidente libero, capace di assumermi fino in fondo la responsabilità delle scelte. Non voglio essere ostaggio delle decisioni di chi mi ha preceduto. La Puglia non ha bisogno di un presidente a metà”. E il passo indietro possibile si materializza nella chiusa del post social: “So bene che nessuno è indispensabile a cominciare da me”, avverte, e quindi “se non ci saranno le condizioni per tornare in Puglia, continuerò a lavorare lì, per la mia terra, sostenendo lealmente il candidato progressista alla guida della Regione”.
La presa di posizione di Decaro ribalta decisamente i segnali distensivi fatti circolare dal Nazareno negli ultimi giorni, dopo l’incontro dell’ex sindaco con Emiliano e con Igor Taruffi della segreteria nazionale in veste di “mediatore”. Segnali affidati anche ai quotidiani di questa mattina, attraverso due interviste di Emiliano e del deputato pugliese Claudio Stefanazzi, considerato vicino al governatore uscente. “Non vedo l’ora di dargli una mano” diceva Emiliano a Repubblica, ribadendo che “Decaro continua a essere il mio candidato” ma anche che “non può esistere un diritto di veto sulle candidature, salvo che non si tratti di impresentabili e non è questo il caso”. “L’investimento fatto su Antonio dalla nostra comunità – scandiva a sua volta Stefanazzi sul Corriere del Mezzogiorno – è tale che non consente di pensare, a pochi mesi dalle elezioni, ad alternative”.
Nella coalizione di centrosinistra più d’uno sostiene che il problema “è interno al Pd”: è il punto di vista che filtra dagli ambienti del Movimento 5 stelle ma anche in area AVS. Gli alleati del Nazareno dicono che la segretaria dem, Elly Schlein, è “irritata” dalla vicenda. Un autorevole parlamentare democratico sottolinea, a taccuini chiusi, che “la cosa più corretta per chi si candida è affrontare i nodi delle proprie proposte con i singoli partiti”, non ultimatum via social network. Da questo punto di osservazione più che il caso di Emiliano “che chiede solo rispetto” pare sia il nodo Vendola il più intricato: “Non puoi chiedere al segretario regionale del Pd di parlare di temi che riguardano Avs. A meno che non cerchi la rissa a prescindere…” Potrebbe saltare Decaro a questo punto? “Dipende da lui e dai partiti della coalizione”.
Un’altra voce dal Pd ipotizza che nella presa di posizione dell’eurodeputato pugliese ci sia la scelta deliberata di tirarsi fuori dalla vicenda regionale: “Decaro non agisce d’impulso, l’impressione è che voglia fare altro, magari puntando il dito sul Pd nazionale che non lo ha difeso e che non smantella, come aveva promesso Schlein, il potere dei ‘cacicchi’. Magari sarebbe un modo per proporsi come alternativa proprio per la segreteria nazionale”.
E adesso? Più d’uno prevede reazioni ruvide sia da Emiliano che da AVS, che alla candidatura di Vendola, che in Puglia ha ancora una sua base di consenso, non può rinunciare pena il rischio di non superare lo sbarramento elettorale e non entrare in Consiglio regionale. Insomma, se non si troverà il modo di ricucire lo strappo, la corsa del prescelto, del predestinato, del candidato più forte e più popolare che il centrosinistra può mettere in campo nella prossima tornata delle regionali, rischia di essere già arrivata al capolinea.