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mercoledì, 27 Agosto, 2025
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Salvini: nessun insulto a Macron, da Eliseo reazione spropositata

Milano, 23 ago. (askanews) – La reazione dell’Eliseo “mi ha sorpreso, è spropositata. Non mi sembra che ci sia stato nessun insulto. Semplicemente a una domanda, peraltro di un vostro giornalista, che mi chiedeva un commento alla richiesta di Macron di inviare soldati europei, quindi i nostri figli a combattere e a morire in Ucraina, io ho detto semplicemente: No! Mai! Che è da sempre la posizione del governo italiano”. Lo ha detto a “4 di sera weekend” il vicepresidente del Consiglio e ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Matteo Salvini in merito alla presa di posizione dell’Eliseo che aveva definito inaccettabile la risposta di Salvini sull’ipotesi del presidente francese Manuel Macron di inviare truppe in Ucraina. “A Milano si direbbe ‘taches al tram’ – aveva detto Salvini – vacci tu sei vuoi, mettiti il caschetto, il giubbetto e vai in Ucraina. I guerrafondai e i bombaroli tacciano”.

“Non capisco perché da mesi Macron continua a parlare di esercito europeo, il mese scorso ha detto: ‘Siamo pronti a combattere’. No, parla a nome tuo! E poi ‘taches al tram è un detto simpatico milanese per dire: ‘Ma non pensarci neanche’, non è un insulto. C’è semplicemente un no fermo, sobrio, a nome della stragrande maggioranza del popolo italiano, ma dello stesso popolo francese, a entrare in una guerra che stiamo lavorando come governo perché finisca” ha proseguito Salvini, aggiungendo che “dopo 3 anni di morti, di massacri, di vittime innocenti, Trump, che magari non starà simpatico a qualcuno, magari non starà simpatico a Macron, però sta riuscendo a mettere intorno a un tavolo Putin e Zelensky, che è già qualcosa di importante. Il Santo Padre ogni domenica invita i leader mondiali a costruire la pace. Ecco, che qualcuno continui a dire: ‘mandiamo i nostri figli a combattere, ci vuole l’esercito europeo, metto a disposizione le mie armi nucleari per difendere l’Europa e andiamo in guerra’? No, semplicemente no”.

“Onestamente sono stupito perché è quasi ovvio dire di no a inviare i nostri figli a combattere e a morire in Russia. Dobbiamo lavorare sia fra Russia e Ucraina che fra Israele e Palestina perché sia la diplomazia a vincere, perché sia il dialogo, perché sia la serenità e il buon senso, non le parole forti. Quindi non so perché questa escalation” ha continuato il vicepremier leghista, sottolineando “non ho nessuna intenzione, nessuna voglia, nessun interesse a polemizzare con Macron ma se domani lei mi richiedesse un commento all’ipotesi di mandare i figli degli italiani a combattere in Ucraina, le risponderei ancora no, no e un’altra volta no. Non so come magari gliel’hanno tradotto male ‘taches al tram'”.

Alla domanda se avesse sentito la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, sulla polemica con la Francia, il ministro ha replicato “no, guardi siamo impegnati totalmente a lavorare a livello interno e a livello esterno per l’interesse degli italiani. Meloni lo fa in maniera egregia cercando di riannodare i nodi del dialogo e quando parla di spiragli di pace è anche frutto del suo lavoro di questi mesi. Ma un governo italiano equilibrato che non si è mai lanciato in parole, in gesta belliche come fatto, ripeto più volte, Macron. Libero di farlo, ne risponderà ai francesi. Però non può dire siamo pronti entrare in guerra anche a nome degli italiani che sono davanti al televisore, perché semmai lo decideremmo noi ma noi abbiamo già deciso che neanche un militare italiano dovrà andare in teatro di guerra e tutte le nostre energie è perché questo sia l’anno del ritorno alla pace. Parliamo della guerra in Ucraina dove comunque anche Trump ha lanciato segnali di, come dire, volere un’Europa vicino, di volerla unita e compatta”.