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martedì, 26 Agosto, 2025
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Quando “Viaggio in Italia” cambi la fotografia nel nostro Paese

Vada, 24 ago. (askanews) – Una mostra che ha segnato la storia della fotografia italiana e ha cambiato il modo in cui abbiamo guardato a questo medium. Era il 1984 quando Luigi Ghirri, Gianni Leone ed Enzo Velati curarono la collettiva “Viaggio in Italia”, con fotografi come Basilico, Castella, Cresci, Chiaramonte, Jodice, Barbieri: quarant’anni dopo il Museo di Fotografia Contemporanea di Cinisello Balsamo ha ricreato quell’esposizione e la casa editrice Quodlibet ha ripubblicato lo storico e introvabile catalogo. Una delle presentazioni del grande progetto si tenuta anche al Vada Photo Festival.

“Forse oggi – ha detto il direttore del MUFOCO, Matteo Balduzzi, ad askanews – Viaggio in Italia pu stare davvero tra i classici. Tra i classici vuol dire che non se ne pu prescindere, non si pu non conoscere, non averlo guardato o studiato quando si parla di fotografia in Italia, ma anche quando si parla di Italia, quando si parla di paesaggi italiani. E nello stesso tempo forse, come ogni classico, siamo anche liberi di superarlo, non siamo pi obbligati a imitarlo e a subirne in qualche modo l’influsso. E io vedo questo tra i giovani. Sta nella loro formazione, ma nello stesso tempo non per forza, come invece stato per molti anni, una sorta di modello linguistico, di stile. qualcosa che diventato un po’ pi profondo”.

Nella serata vadese si ripercorsa la storia di un progetto che ha riunito quelli che sono diventati i grandi nomi della fotografia italiana, ma soprattutto ha offerto una possibilit di sguardo diversa sullo stesso paesaggio del nostro Paese, anti retorica e pi vicina all’arte contemporanea. Aiutandoci a ripensare anche noi stessi nello spazio del quotidiano.

“Ghirri – ha aggiunto Balduzzi – diceva che guardare le cose gi un primo modo per volerle bene, per capirle, per tutelarle. D’altra parte anche vero che poi questi autori hanno preso direzioni anche molto diverse tra di loro. Cio anche interessante che Viaggio in Italia sia stato un momento quasi magico, ma poi giustamente gli autori hanno preso strade anche divergenti secondo la loro personalit, secondo la loro ricerca e poi sono diventati appunto i grandi nomi della fotografia italiana nel mondo”.

“Puntiamo sui vuoti, sulle assenze”, scriveva Arturo Carlo Quintavalle nella presentazione del libro, “sulle strutture della nostra realt che sono, almeno nella rappresentazione fotografica, emarginate”. In qualche modo in queste parole c’ il senso pi radicale del progetto e della sua valenza sia artistica sia etico-politica.