L’Ucraina ha reagito con durezza alla partecipazione di Woody Allen, 89 anni, a un evento culturale in Russia. Il ministero degli Affari Esteri di Kiev ha parlato senza mezzi termini di “una vergogna e un insulto al sacrificio degli attori e dei registi ucraini uccisi o feriti dai criminali di guerra russi”.
In un post pubblicato su Facebook, la diplomazia ucraina ha ricordato che la cultura non può essere usata come strumento di propaganda: “Chiudere gli occhi di fronte alle atrocità commesse dalla Russia significa contribuire a ripulire i crimini”.
Indignazione
Dal febbraio 2022, con l’invasione su larga scala ordinata da Vladimir Putin, Kiev chiede ai partner internazionali un isolamento totale di Mosca, anche nei settori dello sport e della cultura. La partecipazione di personalità occidentali a eventi organizzati in Russia resta un fatto raro, ma ogni eccezione suscita reazioni forti.
In questo caso, l’indignazione è stata alimentata anche dalla cornice: la conferenza era infatti moderata dal regista russo Fedor Bondarcuk, noto sostenitore del Cremlino.
Le parole di Allen
Nel corso del collegamento, Woody Allen ha dichiarato che non escluderebbe la possibilità di girare un film in Russia: “Se ci fossero delle proposte, mi siederei a pensare a una sceneggiatura sul benessere che si può provare a Mosca e San Pietroburgo”.
Secondo l’agenzia russa Ria Novosti, il regista ha anche ricordato un viaggio poco piacevole ai tempi dell’Urss, precisando che da allora “tutto è cambiato, la Russia è diventata meravigliosa”.
Stravaganza o irresponsabilità?
Parole che suonano come uno schiaffo non solo a Kiev, ma a quanti vedono nella guerra un’aggressione brutale e illegittima. In Occidente, Woody Allen è spesso stato descritto come un artista capace di ironia e leggerezza, ma qui la sua posizione appare al limite della stravaganza, se non addirittura dell’irresponsabilità.
Nel mentre in Ucraina si continua a morire sotto le bombe, parlare di “benessere” a Mosca e San Pietroburgo rischia di assumere i contorni di una provocazione.
L’episodio conferma quanto la guerra abbia scavato una frattura anche sul piano culturale. Se la cultura è tradizionalmente un ponte tra i popoli, in tempi di conflitto essa può trasformarsi in terreno di propaganda. Kiev lo ha ribadito con chiarezza: partecipare a eventi organizzati in Russia significa legittimare un regime che commette atrocità.
E la scelta di Woody Allen, pur nella sua libertà individuale, lascia un segno amaro: un grande maestro del cinema che, almeno per un momento, sembra dimenticare il dramma di un popolo aggredito.