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giovedì, 28 Agosto, 2025
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La famiglia Berlusconi ridisegna gli equilibri dei media europei

Dopo la rinuncia della ceca PPF, MediaForEurope (MFE) della famiglia Berlusconi conquista la posizione di socio di controllo della bavarese ProSieben, network in crisi da anni. Avanza il progetto di un broadcaster europeo.

La politica di Berlino sembra aver aperto le porte a un’influenza italiana: resta da capire a quali condizioni.

La ritirata di PPF

La notizia è di quelle destinate a cambiare gli equilibri nel panorama mediatico europeo: la holding ceca PPF ha ceduto il suo 15,68% di ProSieben all’offerta di MFE – MediaForEurope, la società controllata dalla famiglia Berlusconi. Dopo mesi di tentativi, PPF ha ammesso di non essere riuscita ad attrarre adesioni sufficienti alla sua iniziativa e si è chiamata fuori. La sua presenza ha comunque costretto MFE a migliorare l’offerta, a beneficio di tutti gli azionisti, ma il risultato finale è chiaro: la partita ora è nelle mani del gruppo italiano.

 

MFE diventa azionista di riferimento

Con oltre il 43% dei diritti di voto, MFE è in grado di esercitare un’influenza determinante nelle assemblee di ProSieben. Non si tratta ancora di un controllo totalitario, ma certamente di una posizione dominante che consente di indirizzare governance e strategie. È il coronamento di un progetto a lungo inseguito da Silvio Berlusconi e oggi portato avanti con successo dalla sua famiglia: dare vita a un polo televisivo paneuropeo capace di competere con le grandi piattaforme globali.

Il via libera di Monaco e Berlino

Colpisce, in questo contesto, l’atteggiamento del management tedesco. Dopo anni di resistenze, il consiglio di ProSieben ha raccomandato ai soci di accettare l’offerta migliorata di MFE, segnalando un cambio di clima. Non meno significativa appare la posizione della politica tedesca: se finora Berlino (e prima Monaco, sede della ProSieben) aveva guardato con diffidenza l’avanzata del gruppo italiano, oggi sembra aver dato una sorta di tacito assenso. Probabilmente il peso della crisi del settore, insieme alla necessità di capitali stabili, ha spinto le autorità a rivedere la loro linea difensiva.

Una domanda…sorge spontanea

Resta però da capire in che termini e a quali condizioni questa apertura sia maturata. È solo l’esito di una logica industriale, oppure MFE ha saputo convincere la politica tedesca con garanzie precise su asset strategici, occupazione e identità editoriale del gruppo? È qui che si gioca il futuro di un progetto che va oltre la televisione e tocca il nodo dell’integrazione europea dei media. Un tema cruciale, che interpella anche l’Italia e il suo ruolo nel disegno di un mercato unico dell’informazione.