28 C
Roma
sabato, 6 Settembre, 2025
Home GiornaleNo all’entropia digitale: la Relazione come spazio di libertà e rigenerazione

No all’entropia digitale: la Relazione come spazio di libertà e rigenerazione

Le macchine che non ci sposano, ecco la figura al centro dell’ultimo saggio di Chiara Giaccardi e Mauro Magatti. Dalla seduzione del “turismo spirituale” alla forza trasformativa della relazione.

La forza di internet è la forza della riduzione di tutto ad un unico linguaggio, portale del mondo, che tutto destruttura e rende indifferenziato; sicché livellando ogni differenza rende inutile, sorpassata, ogni intermediazione in quanto non c’è più da distinguere nulla, né perciò da decifrare nulla.

Nella Commedia dell’unico linguaggio globale non c’è bisogno di Virgilio né di guide (leader o non leader che siano), ognuno è subito auto-introdotto ovunque, ognuno può contemporaneamente essere dappertutto e in nessun luogo.

La tecnologia ignora chi siamo

Un viaggio oggi nei paesaggi dei gironi danteschi non ha bisogno né di mete né di senso, la tecnologia che ce lo permette ignora chi siamo, non si spiega e non ci “sposa” (resta celibe); ma nemmeno ci chiede – come nelle Relazioni – chissà quali significati e trasformazioni, bensì ci rende entropici come lei. Provvede lei ad ingaggiarci, noi non dobbiamo più diventare nulla perché veniamo immantinentemente resi tecnocompatibili con tutto.

“La progressiva trasformazione di Internet in un unico ipertesto percorribile con browsers sempre più amichevoli accentua la sensazione di un accesso sempre più disintermediato all’informazione elettronica, ma il fenomeno è più generalizzato e non riguarda solo il campo delle risorse liberamente disponibili in rete. Anche nell’ambito dell’informazione elettronica le più nuove fra le nuove tecnologie sembrano aver portato ad una situazione in cui un utente finale può acquisire le conoscenze di base necessarie per il recupero dell’informazione”.

“È una situazione che sembra far apparire antichi anche quei campi di intervento che ci eravamo abituati a considerare come i più avanzati nella nostra professionalità, come l’intermediazione e la user education” (Gabriele Gatti, Macchine Celibi? Accumulo o distribuzione dellinformazione fra tecnologie e professionalità. Seminario “Il Presente Rinnovato”, Bologna, Febbraio 1997).

Così la tecnologia non ci “sposa”, non ha bisogno di sapere da dove veniamo e dove sogniamo di andare, nasce fine a se stessa, perciò inutile e perciò “utile” alla reiterazione all’infinito di noi stessi, senza diventare e senza generare più nulla. Parafrasando un libro di Eco del 1961 (che per quei tempi additava il potere della tv), la tecnologia ci dice “voi siete Dio, restate immoti”. Di contro se le macchine sono “celibi” noi siamo scapoli. Bisogna rimanere “scapoli”, come i pretendenti in un’opera su vetro di Duchamp (1923), dove la sposa è indecifrabile.

Il celibato infecondo e il turismo spirituale

Magatti e Giaccardi individuano nello Spirito la forza della liberazione contro l’assimilazione, il ritornare nel profondo del processo trasformativo di ciascuno e nella rigenerazione del sé, un sé che trova nella Relazione l’inaspettato del riconoscersi e dello stupore che ogni Incontro suscita. Per Giaccardi e Magatti l’apertura al trascendente che il lavoro spirituale produce ha forza creativa e perciò liberante, come ogni espressione “artigiana” che de-coincide con ciò che magari anche funziona ma lo re-inventa, così evitando ogni trappola omologativa.

In questo si trova un riscontro forte in un celebre discorso di Giuseppe Dossetti all’Archiginnasio di Bologna del 1986: il disorientamento del “concepire la vita come una raccolta di esperienze, esperienze personali o sociali, o anche esperienze spirituali”. C’è il grande rischio di fare del dilettantismo, del turismo spirituale, cioè di restare sempre in un celibato timido o egoista, comunque sempre sterile. A un certo punto bisogna porre fine alle esperienze, scegliere e sposarsi, con una decisione forte e definitiva”.

Il libro 

  1. Giaccardi-M. Magatti, Macchine celibi. Meccanizzare l’umano o umanizzare il mondo?, il Mulino, 2025.