Roma, 9 set. (askanews) – Settecentoventinove giorni. Tanto è durato l’esilio di Carlos Alcaraz dal vertice del tennis mondiale. L’8 settembre 2025 segna la data del suo ritorno al numero 1, un traguardo conquistato grazie al trionfo agli US Open che lo ha riportato davanti a Jannik Sinner nel ranking ATP. Per lo spagnolo è il sesto titolo negli ultimi otto tornei disputati, a cui si aggiungono due finali a Barcellona e a Wimbledon. Ma soprattutto, quello di New York è il suo sesto Slam in carriera: una cifra che a soli 22 anni certifica il suo status di fuoriclasse. Eppure, il 2025 non era iniziato sotto i migliori auspici. La clamorosa eliminazione a Miami contro David Goffin, preceduta dal ko con Jack Draper a Indian Wells, aveva aperto un periodo di crisi che lo stesso Alcaraz non ha nascosto. In un’intervista a Marca, dopo il Masters di Montecarlo, aveva confessato di aver persino pensato di smettere: «Si può dire che a Miami ho toccato il fondo. Non sapevo nemmeno cosa dire in conferenza stampa. La sconfitta con Draper mi aveva già fatto male, poi quella con Goffin è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Dovevo fermarmi, sedermi e capire cosa stava succedendo». La pausa messicana -Il momento di riflessione è arrivato in Messico, nella Riviera Maya, dove Alcaraz si è rifugiato con la famiglia per allontanarsi dalle pressioni. «Mi sono venuti tanti pensieri in testa, anche quello di fermarmi. Prendermi alcuni giorni di riposo è stata una delle cose migliori che potessi fare: mi ha dato l’opportunità di pensare con chiarezza e vedere le cose con prospettiva». Non è stato però un semplice stacco dalle fatiche del circuito. «Durante le vacanze ho chiesto al mio team un piano di allenamento, volevo restare in forma. Anche se erano solo cinque giorni, non volevo fermarmi del tutto. Già negli ultimi giorni dicevo di voler tornare a casa. Lì ho capito che mi era servito: quando gioco con voglia nei tornei mi diverto davvero». Rinasce il campione -Da quella parentesi in Riviera Maya, il percorso di Alcaraz ha cambiato marcia. Il giovane spagnolo è tornato in campo con rinnovata energia, determinazione e soprattutto leggerezza. Il risultato è sotto gli occhi di tutti: sei trofei, due finali e un dominio ritrovato che lo riporta sul trono del tennis mondiale dopo due anni. La sua parabola del 2025 è un racconto di caduta e rinascita, un esempio di come i momenti più bui possano trasformarsi in opportunità. Oggi Carlos Alcaraz è di nuovo numero 1 al mondo. E, per come sta giocando, sembra avere tutta l’intenzione di restarci a lungo.

Tennis, Alcaraz: "Dopo Miami avevo pensato di smettere"
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