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giovedì, 11 Settembre, 2025
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11 settembre: Capodanno in Etiopia con nuova diga che parla italiano

L'inizio dell'anno 2018 d.C. secondo il calendario etiope ha coinciso con l’inaugurazione della grande diga della rinascita (Gerd), realizzata da un gruppo italiano.

Il Capodanno etiope, noto come Enkutatash (che significa “dono di gioielli” in amarico) , è una festa profondamente radicata nella cultura e nelle tradizioni dell’Etiopia. Si celebra l’11 settembre (o il 12 settembre negli anni bisestili del calendario gregoriano). Vediamo perché ciò succede. L’Etiopia, il più grande Paese cristiano in Africa, e il terzo Paese cristiano dei Brics, insieme a Brasile e Russia, segue un calendario proprio (calendario copto), composto da 13 mesi: 12 mesi di 30 giorni e un tredicesimo mese di 5 giorni (6 negli anni bisestili) .

Rispetto al calendario gregoriano, il calendario etiope è in ritardo di circa 7 anni e 113 giorni. Per cui l’11 settembre 2025 corrisponde al 1° Meskerem 2018 nel calendario etiope. Come il calendario giuliano e come il calendario lunare cinese, il calendario etiope è più legato ai ritmi della natura. Il capodanno, l’Enkutatash, infatti, segna la fine della stagione delle piogge e l’inizio della bella stagione. Il paesaggio si colora di fiori gialli chiamati Adey Abeba, simbolo di rinascita.

La festa affonda le radici nella storia della Regina di Saba, che, di ritorno dal re Salomone a Gerusalemme, fu accolta con doni di gioielli (“enku”) dai suoi sudditi.

L’Etiopia, dopo la sua adesione ai Brics, nel 2024, sta attraversando una fase di trasformazioni significative sotto il profilo politico, economico e sociale. Nonostante i progressi in settori come le energie rinnovabili e lo sviluppo infrastrutturale, il paese deve affrontare sfide complesse legate ai conflitti interni, alle tensioni regionali per la gestione delle risorse idriche e alla transizione verso un’economia sostenibile.

L’Etiopia è una repubblica federale su base etnica, composta da undici stati regionali (Tigray, Afar, Amhara, Oromia, Somali, Benishangul-Gumuz, Regione delle nazioni, Nazionalità e popoli del Sud, Gambela e Harar) e due municipalità indipendenti (Addis Abeba e Dire Dawa) a cui è stato riconosciuto un particolare status di autonomia. La popolazione etiopica è composta da più di 70 gruppi etnici che parlano oltre 200 tra lingue e dialetti. Tra i gruppi maggiori vi sono gli oromo e i somali, che parlano lingue cuscitiche, dell’Africa orientale, mentre gli amhara e i gruppi che parlano tigrino sono linguisticamente semiti. Almeno la metà della popolazione parla l’amarico come prima o seconda lingua.

Il Paese è segnato da profondi conflitti etnici e da instabilità, come il conflitto nel Tigray e le tensioni con le milizie Amhara. Dopo l’accordo di Pretoria (2022), che ha formalmente concluso la guerra tra il governo federale e il Fronte di Liberazione del Popolo del Tigray (TPLF), le tensioni si sono spostate verso la regione Amhara. Le milizie Fano, legate al nazionalismo Amhara, si oppongono al governo centrale, accusandolo di favorire gli interessi Oromo e di aver tradito le rivendicazioni territoriali Amhara (come il Western Tigray).

Il Prosperity Party (PP) del premier Abiy Ahmed fatica a mantenere l’unità nazionale, mentre le élite regionali contestano la centralizzazione del potere.

Inoltre, vi è l’annosa questione della ricerca di uno sbocco al mare per l’Etiopia, che alimenta tensioni con paesi vicini come l’Eritrea, Gibuti e la Somalia.

Quest’anno il Capodanno etiope ha coinciso con l’inaugurazione della Grand Ethiopian Renaissance Dam (GERD), la grande diga etiope della rinascita, una imponente diga sul Nilo con una capacità di 5.000 MW, equivalente a quella di tre centrali nucleari di medie dimensioni, che ha provocato tensioni con Sudan ed Egitto, Paesi a valle del corso del principale fiume africano. L’Egitto e il Sudan chiedono garanzie, perché considerano la diga una minaccia esistenziale, poiché ridurrebbe il flusso d’acqua vitale per l’agricoltura e la sopravvivenza delle loro popolazioni. L’Egitto dipende per il 97% dal Nilo per le sue risorse idriche. ln ogni caso si tratta del più grande progetto idroelettrico mai realizzato in Africa,  progettato e realizzato dal gruppo  italiano Webuild per il quale la Gerd “segna l’inizio di una nuova era per il Paese, proiettandolo al centro della transizione verde del continente“.

Non sono state costruite solo la diga e la centrale idroelettrica – nota il gruppo costruttore – ma anche scuole, ospedali, impianti sportivi, strade e ponti: un intero ecosistema a supporto dello sviluppo che resterà al Paese e alla popolazione etiope. “È la sintesi di quanto previsto dal Piano Mattei del governo Meloni: coinvolgere le imprese italiane su grandi progetti funzionali alla crescita dei paesi africani apportando ingegneria, capacità e competenza per risolvere problemi infrastrutturali e affrontare insieme il futuro“.

Altro aspetto interessantissimo della Gerd consiste nel fatto la che la sua costruzione è stata interamente finanziata dal governo e dalla popolazione etiope attraverso l’emissione e l’acquisizione di bond, senza il sostegno delle banche multilaterali e quindi senza cadere nella trappola del debito internazionale  e dell’usura.

L’Etiopia è a un bivio: da un lato, cerca di affermarsi come potenza regionale attraverso progetti come la Gerd e l’adesione ai Brics; dall’altro, deve affrontare conflitti interni, tensioni regionali e sfide economiche. La transizione verso le energie rinnovabili e l’elettrificazione dei trasporti è promettente ma, in un Paese dove quasi la metà della popolazione non è ancora allacciata alla rete elettrica, richiede investimenti infrastrutturali e politiche inclusive. Il futuro del Paese dipenderà dalla capacità di bilanciare sviluppo e stabilità. Intanto, buon 2018 del calendario etiope, felice anno nuovo!