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domenica, 14 Settembre, 2025
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Franceschini fa l’americano e regala alla Meloni un’altra chance di vittoria

L’ex ministro resta affezionato allo schema radicale della politica americana, da cui i Democratici faticano ad uscire. Ciò è destinato, in Italia, a lasciare integro lo spazio elettorale della destra.

Le parole alla Festa dellUnità

“Il centrosinistra non ha bisogno di un candidato premier moderato ma sarebbe molto utile una forza che superi l’attuale frammentazione al centro e sia in grado di parlare a commercianti, artigiani…”, ha detto Franceschini a Reggio Emilia. “Avs, Pd e 5 Stelle, sommati, arrivano al 40%. Se nascesse una forza capace di rivolgersi a quel mondo, sarebbe molto utile per battere la destra. Dobbiamo sperare che questo progetto vada avanti”.

Poi la chiosa sul meccanismo della premiership: “Se si pensa di rimediare a una coalizione troppo spostata a sinistra candidando una personalità moderata, si commette un errore. È un meccanismo che non funziona più. Per trent’anni destra e sinistra hanno pensato che servissero personalità di centro per vincere le elezioni. Il mondo è cambiato: oggi si vincono le elezioni motivando i propri elettori. Più che un candidato moderato serve una personalità forte con valori alternativi alla destra”.

L’illusione del centro “fatto in casa” e l’americanizzazione del conflitto

 

L’analisi è chiara ma contraddittoria: se l’apertura al centro è decisiva, la si garantisce con un artificio? E chiunque fosse l’aggregatore di questo centro – di fatto oggi è Renzi – riuscirebbe nell’impresa di correggere il profilo di sinistra-sinistra della coalizione? Viene da dire che in questo modo si scivola nel velleitarismo perché comunque non si sana l’errore che nasce dal ritorno a una politica frontista, ovviamente in forme nuove.

In realtà, Franceschini guarda ancora allo schema statunitense: radicalizzazione, polarizzazione, personalizzazione estrema. È il modello che ha favorito il trumpismo e che oggi obbliga i Democratici, dopo la sconfitta di Kamala Harris, a fare un vero esame di coscienza collettivo. I primi segnali indicano la volontà di rompere con il wokismo. Ignorando questo travaglio, la sinistra italiana si adagia nel suo forzoso alternativismo.

 

Un errore strategico

Due illusioni, insomma, dominano la scena che piace a Franceschini: da un lato l’idea d’inventare un centro su misura, pensando che sia credibile e quindi utile; dall’altro la pretesa di assumere la logica della polarizzazione all’americana, non calcolando le conseguenze negative. La destra sfrutta il tutto con facilità, mantenendo il consenso moderato e presentandosi come unica opzione di governo affidabile.

Ecco perché Franceschini sbaglia, e sbaglia grandemente: il suo lezionario semplificato non spiega le ragioni di un “progetto realista”, con alleanze fondate sul pluralismo e la responsabilità. In prospettiva, questa insufficenza di vedute regala alla destra di Meloni-Tajani-Salvini un’altra occasione di vittoria.

P.S. In Inghilterra, si ricorderà, la vittoria di Starmer è dipesa non solo dal discredito accumulato dai Conservatori, ma anche da un atteggiamento politico ed elettorale dei Laburisti in perfetta discontinuità con lestremismo di Corbyn.