«Siamo nella quarta rivoluzione industriale e, se in passato erano fondamentali ferro e rame, oggi andiamo oltre, verso la ricerca di nuove risorse». Così Paolo Mazzoleni, presidente della Società italiana di mineralogia e petrologia, ha aperto i lavori del congresso nazionale congiunto della società da lui presieduta e della Società geologica italiana, in corso a Padova.
Per Mazzoleni la questione è strategica non solo per l’Italia, ma per l’intera Europa. «Le grandi potenze si stanno organizzando. Anche noi dobbiamo convergere verso nuovi orizzonti su cui fondare il futuro. E non partiamo da zero: la geologia e le Scienze della Terra hanno sempre continuato a studiare le risorse del territorio».
Dalla didattica al territorio italiano
L’Italia, ha sottolineato il presidente della Società mineralogica, può contare su un patrimonio di ricerca e formazione che non si è mai interrotto: università ed enti pubblici hanno investito nello studio delle materie critiche, mentre la cartografia geologica consente oggi di conoscere con precisione ciò che il territorio può offrire.
«Spesso si pensa a guerre legate alle materie prime rare, ma molte innovazioni sono nate da elementi comuni: carbonio, silicio, idrogeno. L’importante è avere conoscenza e capacità pratica di individuarli e sfruttarli. L’Italia non sarà mai indipendente dalle importazioni, ma un contributo rilevante può venire dalla ricerca interna», ha spiegato Mazzoleni.
Lo sguardo, infine, si spinge oltre: «C’è la corsa allo spazio, la sfida futura che forse non vedranno i nostri figli ma i nostri nipoti. Eppure sarà lì che si giocherà il futuro».
L’urgenza climatica
Il congresso ha dato voce anche alla comunità dei geologi impegnati sul fronte ambientale. «Il riscaldamento globale che viviamo oggi deriva dalle emissioni di CO₂ degli ultimi decenni. Anche fermandole ora, il pianeta continuerebbe a scaldarsi», ha ricordato Rodolfo Carosi, presidente della Società geologica italiana, che riunisce oltre 1.100 scienziati.
La sfida, ha insistito Carosi, è «azzerare le emissioni da combustibili fossili e rendere le città resilienti, riducendo il consumo di suolo». È un appello che lega strettamente il destino della geologia con quello delle politiche ambientali: lo studio delle risorse e la capacità di interpretare i mutamenti del territorio diventano strumenti imprescindibili per affrontare l’emergenza climatica.
Un’agenda scientifica che guarda lontano
A Padova sono attesi più di 1.100 contributi, suddivisi in 38 sessioni. I temi spaziano dalle biogeoscienze al clima, dalla tettonica alla geochimica, dalla vulcanologia alla sismologia, senza trascurare le applicazioni industriali legate a mineralogia e petrografia.
Un mosaico di ricerche che conferma il ruolo centrale delle Scienze della Terra nell’affrontare le grandi sfide del nostro tempo. Non soltanto l’approvvigionamento delle risorse e la lotta al cambiamento climatico, ma anche l’apertura verso un orizzonte inedito, quello dell’esplorazione spaziale. È lì che, tra qualche decennio, si misurerà la capacità delle nuove generazioni di trasformare conoscenza scientifica e innovazione tecnologica in futuro condiviso.