Roma, 17 set. (askanews) – Per l’insieme dei Paesi dell’area euro, la dimensione complessiva del settore della finanza non bancaria è lievitata al 400% del Pil oggi, a fronte del 140% cui si attestava nel 1999. Ora i gruppi della finanza non bancaria – come fondi pensione, fondi speculativi fintech e altre entità che non hanno licenza bancaria – rappresentano il 60% dell’intera finanza nell’area valutaria e sono profondamente collegati con le stesse banche. Lo ha rilevato la presidente della Banca centrale europea, Christine Lagarde nel suo intervento in apertura della 10cima conferenza sulla ricerca dell’istituzione.
“I settori bancari e non bancari non stanno solo cambiando rapidamente, sono anche altamente interconnessi. Ad esempio nell’area euro l’esposizione delle banche ad attività delle non banche sono considerevoli e, in media – ha detto – rappresentano il 10% del totale degli attivi totali delle banche più rilevanti”.
A tutto questo si aggiunge il fatto che “la tecnologia amplifica sia la velocità sia la portata con cui questi rischi si materializzano”, ha proseguito. Ha citato il marzo del 2023 quando tre banche statunitensi collassarono in pochissimo tempo, circa cinque giorni. Si trattava di istituzioni profondamente legate alle fintech e alle aziende tecnologiche californiane.
Il tema della finanza non bancaria è al centro della prima sessione di lavori della conferenza dell’istituzione, la seconda riguarda le banche.
“Le autorità di vigilanza devono restare in guardia sui rischi per la stabilità finanziaria, facendosi aiutare dalla ricerca di punta. Questi rischi possono presentarsi sotto nuove spoglie, mentre le aziende utilizzano terminologie oscure, o nascondersi nel linguaggio dell’innovazione. Ma in sostanza i rischi di fondo sono i soliti sospetti: liquidità, leva finanziaria , rischi di fuga di capitali per le banche e rischi di corse al ritiro e sulle riserve per le Stablecoin”, ha concluso.