Roma, 26 set. (askanews) – Non è stato affatto estemporaneo, naturalmente, l’appello lanciato oggi dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella agli equipaggi della Global Sumud Flotilla in rotta verso Gaza per recapitare aiuti alimentari e medicinali alla popolazione palestinese, nonostante il blocco navale israeliano. Un appello in cui in sostanza viene chiesto un cambio di rotta e di rivolgersi per esempio al Patriarcato Latino di Gerusalemme come tramite per la consegna di tutti quei beni di prima necessità imbarcati sulle navi, le barche che fanno parte della Flotilla. Le parole di oggi arrivano ovviamente dopo giorni in cui Mattarella ha seguito da vicino la questione della flottiglia. Si è informato, ha fatto le sue valutazioni e poi ha deciso di fare questo appello. Una esortazione che è seguita ai contatti avuti in queste ore, a tutti i livelli, dal Colle con il governo. A partire da colloqui telefonici con la premier Giorgia Meloni a prevedibili e quasi scontati contatti con i ministri degli Esteri e della Difesa, Antonio Tajani e Guido Crosetto. Una situazione la cui evoluzione è stata comunque seguita sempre, come per altro è prassi in casi delicati come questo, da tutti gli staff delle istituzioni coinvolte. Fino all’appello di oggi.
Parole che però il portavoce della Flotilla ha respinto, in maniera ferma e che, sia pure con il garbo dovuto, ha rimandato indietro. Di fronte ad un capo dello Stato che con parole chiare e senza possibilità di essere frainteso ha detto: “Mi permetto di rivolgere con particolare intensità un appello alle donne e agli uomini della Flotilla perché raccolgano la disponibilità offerta dal Patriarcato Latino di Gerusalemme – anch’esso impegnato con fermezza e coraggio nella vicinanza alla popolazione di Gaza – di svolgere il compito di consegnare in sicurezza quel che la solidarietà ha destinato a bambini, donne, uomini di Gaza”, la risposta dei volontari è stata netta e altrettanto chiara: “Abbiamo ricevuto la proposta del presidente Mattarella di accettare per il bene nostro e la tutela in generale della vita umana che noi condividiamo al 100% di deviare la nostra rotta. Noi non possiamo accettare l’appello perché questa proposta arriva per evitare che le nostre barche navighino in acque internazionali con il rischio d’essere attaccate. Come dire ‘se vi volete salvare, noi non possiamo chiedere a chi vi attaccherà di non attaccarvi, malgrado sia un reato, chiediamo a voi di scansarvi'”.