Roma, 27 set. (askanews) – Nessuno dei due si è lasciato troppo incantare da questa storia delle Marche come l’Ohio d’Italia, ma sia il governatore uscente di centrodestra, di nuovo in campo per il secondo mandato, Francesco Acquaroli che lo sfidante, europarlamentare Dem ed ex sindaco di Pesaro, Matteo Ricci, hanno preferito parlare di temi: sanità, economia, infrastrutture, anche fine vita. E pure, nel caso di Ricci, di Gaza, con la promessa di riconoscere lo stato di Palestina alla prima riunione della giunta regionale. In caso di vittoria, ovviamente.
Le Marche sono la prima regione ad andare al voto nella tornata di elezioni d’autunno ma non sono certo l’Ohio, suggestioni buone “per i titoli dei giornali, qui votano i marchigiani”, ha sentenziato qualche giorno fa, dalla piazza a sostegno di Ricci, Stefano Bonaccini, presidente del Pd e a lungo governatore della sua Emilia Romagna. Francesco Acquaroli, accomunato, fin dalla fondazione di Fratelli d’Italia, a Giorgia Meloni da un comune sentire politico, ha battuto per tutta la campagna elettorale proprio sul fatto che la sinistra fa promesse e vola alto, ma il centrodestra ha lavorato per i marchigiani.
Il racconto di quello che è accaduto nelle Marche negli ultimi cinque anni è a dir poco distonico nell’interpretazione dei due principali candidati: quando si confrontano – come è accaduto nel duello tv su Sky Tg24 – Acquaroli e Ricci sembrano raccontare due Regioni diverse, due realtà in antitesi. Anche la premessa non sfugge a questa logica. “Con noi – spiega Acquaroli -, con il centrodestra che si è imposto nel 2020, le Marche sono uscite dall’anonimato e hanno avuto un’attenzione importante, ora dobbiamo restare concentrati per non distrarci dagli obiettivi concreti dei marchigiani”. Ricci gli fa eco così: “Non dobbiamo mai essere provinciali, non dobbiamo mai guardarci l’ombelico come ha fatto in questi cinque anni il centrodestra, dobbiamo essere ambiziosi e dare alle Marche una speranza”.
Su tutti i temi è un refrain del genere: Ricci dice che l’economia è ferma ed Acquaroli sostiene che invece c’è stato il rilancio; Acquaroli porta i dati dell’aumento delle prestazioni sanitarie e Ricci accusa le lunghe liste di attesa e la necessità di andarsi a curare altrove (“i marchigiani – ha detto Schlein – sono costretti a pagare la sanità due volte”), il centrodestra rivendica le opere infrastrutturali ferme da anni e sbloccate grazie al suo governo e il centrosinistra parla solo di inaugurazioni.
Divisi su tutto, anche sull’atteggiamento – l’ex sindaco approccia i palchi sussurrando “vinciamo”, il governatore richiama continuamente alla “concretezza” e non ama troppo i voli oratori – Ricci e Acquaroli una cosa l’hanno ben chiara e la condividono: vince chi riesce a portare i propri elettori a votare. Sono 1,3 milioni i marchigiani interessati dal voto di domenica e lunedì (le urne saranno aperte domenica dalle ore 7 alle 23 e lunedì dalle ore 7 alle 15) per scegliere il nuovo governatore della Regione. Oltre ad Acquaroli e Ricci ci sono altri quattro candidati in corsa: Claudio Bolletta, sostenuto da Democrazia sovrana popolare Dsp con Marco Rizzo; Francesco Gerardi, con Forza del popolo con amore e libertà, Gerardi presidente Marche; Lidia Mangani supportata dal Partito comunista italiano e Beatrice Marinelli con Evoluzione della rivoluzione.
Nella campagna elettorale che ha portato i due duellanti in lungo e largo per le Marche, tra deliziosi borghi sul mare, città e aree interne, l’ultima parola, sulla bocca dei candidati come dei big – Schlein si è vista tantissimo, ma anche gli alleati, Conte, Fratoianni e Bonelli, non hanno fatto mancare il loro sostegno e, sul fronte opposto, la premier Giorgia Meloni ha riempito la piazza ad Ancona, mentre il vice premier Matteo Salvini ha organizzato a Pesaro un evento con tutti i ministri leghisti – è stato l’appello ad andare a votare, a non restare a casa, a scartabellare la rubrica (copyright Schlein), a “fare come se fossimo avanti di dieci voti” (copyright Salvini). Insomma, l’obiettivo è portare gente alle urne. La segretaria Dem, nella piazza di Pesaro con la celebre scultura di Pomodoro – che tutti in città chiamano “la palla” – è andata oltre rivendicando i valori della Costituzione “antifascista” e invitando gli elettori di centrodestra a “sentirsi liberi” perchè nella cabina elettorale “nessuno li vede”. Intanto Salvini – che nel perlustrare per giorni la regione a sostegno di Acquaroli non ha dimenticato di ribadire un concetto chiave (“viva il centrodestra unito, viva Acquaroli ma la Lega è la Lega”) – ha difeso la concretezza ‘problem solver’ del centrodestra: “Matteo Ricci dormiva nella galleria della Guinza per chiederne la riapertura, noi da svegli l’abbiamo riaperta”.