22.9 C
Roma
martedì, 30 Settembre, 2025
Home GiornaleTrump rinnega Trump e si fa garante degli stessi palestinesi

Trump rinnega Trump e si fa garante degli stessi palestinesi

Il piano in 20 punti apre scenari inediti: il coinvolgimento dei Paesi arabi, la prospettiva dei due Stati, il ruolo di Tony Blair e l’Europa chiamata a corrispondere attivamente al processo di stabilizzazione del Medio Oriente.

Una pagina storica? Una fase intermedia? Un accordo ancora da costruire? Un fatto è indubbio. La conferenza di Donald Trump alla Casa Bianca, presente Netanyahu, è destinato a segnare un punto di svolta nella complessa questione mediorientale e, nello specifico, della questione palestinese. Certo, mancano ancora molti tasselli di questo complesso e delicatissimo mosaico. Ma ci sono alcuni aspetti che non si possono, adesso, non evidenziare.

Il coinvolgimento dei Paesi arabi e in prospettiva “due popoli, due Stati”

Innanzitutto il pieno coinvolgimento dei paesi arabi nella costruzione di un nuovo ordine geopolitico per quanto riguarda il territorio di Gaza. Un coinvolgimento che sino ad oggi non era così scontato ed incisivo.

In secondo luogo il riconoscimento dello storico slogan “due popoli due Stati”. E l’individuazione di una figura di prestigio internazionale, Tony Blair, nell’opera di ricostruzione di Gaza. Un fatto che segna un decisivo passo in avanti nella normalizzazione di una regione che non può continuare a vivere in una situazione drammatica come quella a cui stiamo assistendo da troppo tempo.

La forza della mediazione americana

In terzo luogo il Presidente americano, con il progetto che ha illustrato in una attesissima conferenza stampa, piega anche la eventuale resistenza di alcuni ministri israeliani doppiamente legati al fondamentalismo religioso al raggiungimento di un risultato che la comunità internazionale attende da anni.

Inoltre non si può non evidenziare, almeno in questa delicata e forse storica occasione, il ruolo giocato dal Presidente americano. Al di là delle sue intemperanze e della sua strategia, a volte eccessivamente confusa e contraddittoria, non c’è alcun dubbio che in questa circostanza ha messo in campo sino in fondo l’autorevolezza, il prestigio, il peso e il ruolo degli Stati Uniti.

L’Europa…deve esserci

Attraverso una mediazione, ed un progetto concreto e tangibile, che coinvolge direttamente tutti gli attori che possono e devono essere protagonisti nella soluzione definitiva della questione mediorientale.

In ultima analisi, e di fronte alla concreta possibilità di costruire una soluzione democraticamente condivisa per dare vita ad un assetto definitivo al Medio Oriente, tutti gli attori democratici a livello planetario devono, adesso, battere un colpo. A cominciare anche e soprattutto dall’Europa. Non per piantare una bandierina ma, al contrario, per continuare a sciogliere un nodo che può giustamente essere definito storico.

Una pagina che può entrare nella storia

Credo che, forse, siamo alla vigilia di una pagina che può passare realmente alla storia. Come pure accartorciarsi – non è affatto escluso – nell’ennesimo tentativo destinato alla sconfitta per svariate e complesse motivazioni. E che, forse, potrebbe anche modificare, per quanto possibile, il giudizio politico e strategico sull’attuale Presidenza americana.