Siamo stati senza se e senza ma con Israele dopo il massacro del 7 ottobre. Consideriamo Hamas un movimento terroristico e non un interlocutore politico, e auspichiamo un accordo che preveda la liberazione degli ostaggi israeliani. Oggi, tuttavia, siamo con chi soffre: contro i massacri nella Striscia di Gaza, contro il governo Netanyahu e al fianco di chi lavora per la pace ai tavoli della diplomazia.
Un’occasione mancata per l’unità sindacale
In questo contesto avremmo auspicato che il sindacato confederale – Cgil, Cisl e Uil – recuperasse elementi di condivisione nell’ottica degli antichi valori di solidarietà internazionale, che il movimento sindacale italiano ha sempre espresso unitariamente anche nei momenti più difficili della storia.
Non condividiamo pertanto lo sciopero indetto per oggi da Cgil e Usb, né la scelta dei cittadini e parlamentari italiani della Flotilla di non aderire all’invito del Presidente della Repubblica e al “ponte” umanitario lanciato dal cardinale Pizzaballa, autorità impegnata sul campo al fianco del popolo palestinese. Una scelta, quella della Cgil, apparsa strumentale, con il solo obiettivo di essere scavalcata a sinistra dall’Usb e di intestarsi la protesta per fini politici.
Il nodo del rapporto tra Cisl e governo
Con la presa di posizione chiara e responsabile della Uil, sarebbe auspicabile la ripresa di un dialogo tra la stessa Uil e la Cisl per ricomporre un’alleanza “riformista” nel movimento sindacale. Ciò potrebbe avvenire solo se la Cisl uscisse dal recinto filogovernativo che ne caratterizza le scelte quotidiane dalla gestione Sbarra in poi.
Un caso emblematico di questa sudditanza è l’uscita della Cisl, lo scorso maggio, dal patto interassociativo costitutivo di Libera, l’associazione fondata e animata da don Luigi Ciotti. Nella circolare confederale del 25 maggio, firmata da Sauro Rossi, si motiva lo strappo con i contenuti del documento di Libera “Fame e verità di giustizia”, definiti “ispirati da un radicalismo antigovernativo”. Eppure, a ben leggere, vi si ritrova solo il radicalismo da sempre espresso da don Ciotti contro mafie, malaffare e corruzione.
Un rischio di marginalità
Quando mai la Cisl dei dirigenti che hanno fatto la sua storia avrebbe scritto una circolare simile? Ricordiamo alla segretaria Daniela Fumarola che l’autonomia non si proclama nelle interviste: si pratica ogni giorno, nei confronti dei governi, delle imprese e dei poteri politici e finanziari.
Il rischio che la Cisl corre è la marginalità del consenso tra lavoratori e lavoratrici. I dati reali mostrano un calo in diverse aree contrattuali importanti. E con esso si profila il pericolo di una rottura definitiva con la sua storia migliore.