Roma, 3 ott. (askanews) – Una manovra con interventi per 16 miliardi l’anno, in media, di cui quasi due terzi finanziati con tagli di spesa. E che potrà contare su uno spazio in disavanzo di circa 2,3 miliardi di euro derivante dalla conferma del deficit al 2,8% del pil nel 2026 rispetto al 2,7% tendenziale.
E’ quanto si desume dal testo del Documento programmatico di finanza pubblica in cui si delineano i primi contorni della legge di bilancio che sarà definita più compiutamente nel documento programmatico di bilancio, da inviare a Bruxelles entro il 15 ottobre, e nel testo della manovra, atteso per il 20 ottobre.
La manovra 2026-2028, spiega il Dpfp, “finanzierà interventi per un ammontare medio annuo di circa 0,7 punti percentuali di pil” e concorrerà al suo finanziamento “una combinazione di misure dal lato delle entrate e, per circa il 60 per cento, di interventi sulla spesa”.
A questo si aggiungono 0,1 punti di pil, circa 2,3 miliardi, derivanti dalla differenza tra deficit tendenziale 2026, rivisto rispetto alle stime di aprile dal 2,8% del pil al 2,7%, e programmatico fissato nel documento al 2,8% per l’anno prossimo.
Per quanto riguarda gli interventi in arrivo con la manovra, si legge nel Dpfp “si darà luogo a una ricomposizione del prelievo fiscale riducendo l’incidenza del carico sui redditi da lavoro e si garantirà un ulteriore rifinanziamento del fondo sanitario nazionale”. Previste anche “specifiche misure volte a stimolare gli investimenti delle imprese e a garantirne la competitività”.
Sul fronte degli investimenti pubblici, verranno preservati quelli finanziati con risorse nazionali “i quali sono attesi mantenersi su un livello medio pari al 3,4 per cento del pil, al di sopra di quello riferito agli anni del Pnrr”.
Il Documento anticipa che “si procederà nel percorso di incremento delle misure a sostegno della natalità e della conciliazione vita-lavoro” ed in particolare per il “supporto alla partecipazione e occupazione femminile, nonché alla crescita della natalità” sarà “confermata e potenziata” l’integrazione di reddito mensile di 40 euro destinata alle lavoratrici madri nel 2025.
Indicazioni nel Dpfp anche sulle politiche abitative per le quali si prevede “un potenziamento degli investimenti, sulla base di quanto previsto dalla revisione intermedia dei programmi della politica di coesione, nazionali e regionali, che assegna priorità strategica all’accesso ad alloggi sostenibili e a prezzi accessibili, nonché nell’ambito del Piano Sociale per il Clima”.
Per quanto riguarda il capitolo spese per la difesa, nel Dpfp si chiarisce che “non si ritiene possibile riuscire a definire puntuali programmi di spesa già nella prossima legge di bilancio” ma si prospetta che “l’incremento della spesa in difesa sarà graduale e si può ritenere che la sua incidenza sul pil possa crescere fino a circa 0,5 punti percentuali entro la fine del triennio coperto dalla legge di bilancio” quindi di circa 11,5 miliardi di euro.
Il governo avverte però che “le decisioni in materia dovranno essere ben ponderate, evitando brusche accelerazioni della spesa” perché “un’eventuale ‘corsa agli acquisti’ da parte dell’Italia e degli altri Paesi europei rischierebbe di generare soltanto un aumento dei prezzi, delle importazioni e della dipendenza verso altri Paesi”.
Per quanto riguarda infine i conti pubblici, il DPFP conferma che il deficit italiano tornerà nel limite del 3% con un anno di anticipo rispetto a quanto indicato a Bruxelles nel Piano strutturale di bilancio mentre il Pil viene limato di 0,1 punti rispetto alle stime di aprile.
La crescita si dovrebbe attestare a +0,5% nel 2025 e a +0,7% nel 2026 sia nello scenario tendenziale che in quello programmatico. Previsioni che, sottolinea il Mef, “si basano su stime assai prudenziali che allo stato risentono anche del contesto geopolitico internazionale” e che l’Upb (l’Ufficio parlamentare di bilancio) ha validato ritenendole “accettabili” a anche se sottoposte a “molteplici rischi” prevalentemente al ribasso.