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lunedì, 6 Ottobre, 2025
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Bce, Lane: serve esame attento su rischi inflazione sotto al 2%

Roma, 6 ott. (askanews) – Il capo economista della Bce conferma la volontà di “non vincolarsi ad alcun percorso predeterminato sui tassi”, ma nel suo lungo intervento in apertura della conferenza annuale sulla politica monetaria, Philip Lane ha di fatto escluso che si pensi anche ad eventuali aumenti dei tassi sui prossimi mesi. Le strade possibili al momento sono solo due: ulteriori riduzioni, nel caso in cui aumentassero i rischi di avere un’inflazione più bassa del livello obiettivo, oppure il mantenimento dello status quo, con il principale riferimento sul costo del denaro al 2%.

Alla Bce, ha spiegato Philip Lane, l’approccio decisionale sui tassi di interesse basato sui dati e su scelte che vengono compiute, volta per volta, dal Consiglio direttivo resta pienamente appropriato in questa fase. A determinare le future decisioni sarà in particolare l’evolversi degli equilibri dei rischi per l’inflazione, rialzisti o ribassisti.

“Un aumento delle probabilità o dell’intensità di fattori di rischio di indebolimento (dell’inflazione) rafforzerebbero le argomentazioni per un tasso più basso, per proteggere meglio la prospettiva di centrare l’obiettivo di medio termine (2% simmetrico)”. All’opposto “un aumento della probabilità o dell’intensità di fattori di rischio al rialzo – ha detto -indicherebbe che mantenere l’attuale livello dei tassi sarebbe appropriato sul breve termine”.

Di fatto ha quindi escluso che al momento si ipotizzino aumenti dei tassi al direttorio Bce.

Nelle previsioni formulate il mese scorso, la Bce stima che l’inflazione media quest’anno sarà pari al 2,1%, che nel 2026 calerà l’1,7% e che nel 2027 si attesterà l’1,9%. Per due anni sarebbe quindi inferiore all’obiettivo del 2%. Queste deviazioni “richiedono un esame attento”, ha avvertito Lane.

Nelle prossime settimane e mesi vi saranno una molteplicità di dati e indagini “per determinare la linea monetaria appropriata, senza vincolarsi a un percorso predeterminato”, ha proseguito.

Tra i rischi che potrebbero far calare l’inflazione sotto i livelli obiettivo, l’economista irlandese ha citato la forza dell’euro, il rischio che gli aumenti dei dazi commerciali possano indebolire la domanda per esportazioni dell’eurozona e quello che paesi terzi con eccessi produttivi dirottino ulteriormente i loro beni verso l’area euro. Ha anche menzionato il rischio che le tensioni commerciali possano creare maggiore volatilità e avversione al rischio sui mercati finanziari, fattori che peserebbero sulla domanda interna e che quindi implicherebbero Anche minori inflazione.

Sul versante opposto, l’inflazione potrebbe essere sospinta maggiormente al rialzo e se una nuova frammentazione delle catene di approvvigionamento globale facesse salire i prezzi alle importazioni e se le impedimenti e aggiungesse impedimenti all’economia interna. Inoltre, la spinta su spese in difesa e infrastrutture potrebbe a sua volta sostenere l’infrazione sul medio termine. Infine gli eventi climatici estremi potrebbero far risalire i prezzi alimentari più del previsto, ha detto ancora Lane. (fonte immagine: ECB).