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mercoledì, 8 Ottobre, 2025
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Jeff Wall: la fotografia è enigmatica perché ci somiglia troppo

Torino, 8 ott. (askanews) – Una figura di spalle osserva una grande fotografia, un’opera di Jeff Wall. Ma chi la osserva è lo stesso artista che l’ha realizzata e ora sembra cercare di nuovo di decifrarla. Forse in questo piccolo momento rubato prima di un’intervista possiamo provare a vedere un possibile approccio al racconto del lavoro di Jeff Wall, da sempre portatore di un concetto di realtà fotografica tanto evidente quanto sfidante e problematica.

“Io credo che la fotocamera – ha detto Wall ad askanews – sia un dispositivo unico, che ci permette di catturare quello che i nostri occhi vedono normalmente, o per lo meno fissare qualcosa che assomiglia a ciò che gli occhi umani vedono. Ma è un dispositivo che in un certo senso ancora non capiamo, è troppo ampio, ci assomiglia troppo, è così tanto vicina al modo nel quale facciamo effettivamente esperienza del mondo da risultarci enigmatica. La fotografia ha questa qualità e penso che non sia possibile sfuggirle”.

Il punto è proprio questo: guardiamo una fotografia che assume così tanti elementi della realtà da essere quasi insostenibile. Nella massima chiarezza possibile ci accorgiamo di perdere i punti di riferimento. E la sensazione non vale per una sola immagine, ma ci accompagna lungo tutto il percorso della mostra che le Gallerie d’Italia di Torino hanno scelto di dedicare al grande fotografo canadese.

“Questo artista – ci ha detto Antonio Carloni, vicedirettore delle Gallerie d’Italia di Torino – in fondo è quello che ha preso la fotografia negli anni 70, l’ha trovata nei giornali, l’ha trovata alla documentaria, l’ha trovata dedicata al reportage classico e attraverso l’interpretazione della realtà, attraverso il grande formato, attraverso l’unione di cinema e di pittura e allo stesso tempo di fotografia, l’ha spinta e l’ha appoggiata alle pareti dei grandi musei e delle grandi gallerie”.

Non sappiamo che cosa sia davvero la “realtà”, è chiaro, e le immagini di Jeff Wall contribuiscono ad aumentare questa incertezza. Ma di fronte a esse quello che si prova è un indiscutibile sensazione di “verità” della creazione artistica, pur figlia, e anche questo è altrettanto evidente, di una costruzione tanto minuziosa quanto inafferrabile. E forse proprio a questa perdurante inafferrabilità stava pensando il fotografo fermo davanti all’immagine. (leonardo Merlini)