Roma, 10 ott. (askanews) – Maria Corina Machado, ingegnera industriale e figura simbolo dell’opposizione democratica venezuelana, è stata insignita oggi del Premio Nobel per la Pace 2025 per la sua lotta contro il potere chavista e per la promozione dei diritti civili e politici in Venezuela. Da oltre vent’anni, Machado rappresenta una delle voci più ferme e determinate nella resistenza al potere oggi rappresentato dal presidente Nicolas Maduro.
Nata a Caracas il 7 ottobre 1967 in una famiglia dell’élite intellettuale e imprenditoriale venezuelana, Machado è discendente di figure storiche come il marchese di Toro e l’intellettuale Eduardo Blanco. E’ la maggiore di quattro figlie del noto imprenditore siderurgico Henrique Machado Zuloaga e della psicologa Corina Parisca. Dopo la laurea in ingegneria industriale all’Università cattolica Andrés Bello, ha conseguito un master in finanza all’Istituto di Studi Superiori di Amministrazione (IESA) e nel 2009 ha preso parte al programma World Fellows dell’Università di Yale.
Prima di entrare in politica, Machado si era dedicata al volontariato sociale: nel 1992 fondò la Fundacion Atenea, per l’assistenza ai bambini di strada di Caracas, e in seguito la Fundación Opportunitas, attiva nel sostegno educativo. La svolta politica arrivò nel 2002, quando fondò insieme ad Alejandro Plaz l’organizzazione civica Súmate, nata per promuovere la trasparenza elettorale e la partecipazione popolare. L’associazione fu protagonista nella raccolta firme per il referendum revocatorio del presidente Hugo Chavez del 2004, evento che la rese nota in tutto il Paese ma anche bersaglio di accuse di tradimento e cospirazione da parte del governo.
Nel 2005 fu ricevuta alla Casa bianca dal presidente statunitense George W. Bush, gesto che i sostenitori del chavismo usarono per accusarla di collusione con potenze straniere. L’anno seguente Amnesty International e Human Rights Watch denunciarono la persecuzione giudiziaria subita da Súmate come un tentativo del governo di intimidire la società civile.
Eletta deputata nel 2010 con la coalizione dell’opposizione Mesa de la Unidad Democratica, Machado ottenne il più alto numero di voti del Paese. In parlamento si distinse per i suoi interventi diretti contro Chavez: celebre la sua frase durante il discorso sullo stato della nazione del 2012, quando accusò il presidente di “espropriare e non pagare, cioè rubare”. Candidatasi alle primarie dell’opposizione nello stesso anno, fu sconfitta da Henrique Capriles, ma continuò a svolgere un ruolo di primo piano nella vita politica. Nel 2014, durante le proteste contro Nicolas Maduro, fu tra i principali volti del movimento “La Salida”, insieme a Leopoldo Lopez. Nello stesso anno fu rimossa arbitrariamente dal suo seggio parlamentare dopo aver denunciato la repressione davanti all’Organizzazione degli Stati Americani come rappresentante supplente di Panama. Da allora subì processi e accuse di complotti, oltre a numerose aggressioni fisiche e minacce di morte.
Negli anni successivi, Machado ha continuato la sua attività politica come leader del partito liberale Vente Venezuela, fondato nel 2012. Nel 2018 la BBC l’ha inserita tra le 100 donne più influenti del mondo, mentre nel 2025 la rivista Time l’ha inclusa tra le 100 personalità globali dell’anno.
Nel 2023 ha partecipato alle primarie della Piattaforma Unitaria come candidata alla presidenza, risultando la vincitrice. Tuttavia, il regime l’ha squalificata per quindici anni da qualsiasi incarico pubblico, con un provvedimento giudicato “arbitrario e politicamente fabbricato” da Unione europea, Nazioni unite e numerosi governi occidentali e latinoamericani. Dopo la sua esclusione, Machado ha sostenuto la candidatura dell’ex diplomatico Edmundo Gonzaez Urrutia, che ha raccolto l’eredità politica del suo movimento.
Dopo le elezioni del 2024, che l’opposizione sostiene di aver vinto nonostante i risultati ufficiali, Machado è stata costretta a nascondersi per sfuggire alla repressione.
Nonostante le minacce e gli attentati, Machado ha continuato a ispirare milioni di venezuelani dentro e fuori dal Paese. Il suo impegno per la libertà e la democrazia le è valso riconoscimenti internazionali come il Premio Vaclav Havel per i diritti umani del Consiglio d’Europa e il Premio Sakharov del Parlamento europeo nel 2024.