Roma, 20 ott. (askanews) – Donald Trump imbarazza Giorgia Meloni sui dazi e le opposizioni vanno all’attacco, chiedendo un chiarimento.
Ieri, sul suo profilo Truth, il presidente americano ha rilanciato il post X di Lynne Patton, un’attivista di primo piano del movimento MAGA (Make America great again) che fa riferimento al tycoon. Patton, allegando un video sul modello di un servizio giornalistico televisivo, elogia la premier perchè “sfida l’Unione europea e cerca di ottenere un accordo commerciale diretto con Trump. Ben fatto Meloni. È una mossa brillante”. Un ‘repost’, quello dell’inquilino della Casa Bianca, molto imbarazzante, dato che la competenza per le trattative sui dazi – ancora in corso su alcuni punti – sono di esclusiva competenza della Commissione europea. E’ dunque comprensibile il perchè Palazzo Chigi abbia tenuto, a lungo, la consegna del silenzio, decidendo poi di uscire con la formula delle “fonti”. Sui dazi, è stato ribadito oggi a fine mattinata, le trattative “sono condotte dalla Commissione europea” dato che è una materia di competenza esclusiva dell’Unione.
E’ diversa la questione dei temuti dazi del 107% che potrebbe colpire alcuni produttori di pasta. Questi, infatti, non rientrano nel ‘pacchetto’ deciso da Trump ma sono un’iniziativa del Dipartimento del Commercio che al termine di un’indagine ha ipotizzato una questione di “dumping”, ovvero di concorrenza sleale. Lettura a cui il governo italiano si è da subito opposto. Su questo dossier, hanno specificato le fonti di Palazzo Chigi, è stata “da tempo avviata un’interlocuzione bilaterale, che affianca l’azione della Commissione”, come confermato oggi anche da Bruxelles.
Rassicurazioni ufficiose che, però, non bastano alle opposizioni. “Servono parole chiare: il governo smentisca quelle parole e chiarisca, magari in Parlamento, da che parte sta l’Italia”, chiede il presidente dei senatori del Pd Francesco Boccia. Sulla stessa linea Italia viva e Avs che con il capogruppo a Palazzo Madama Peppe De Cristofaro dice chiaramente: “La Presidente del Consiglio deve chiarire in Parlamento, non basta il solito video sui social”.