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venerdì, 24 Ottobre, 2025
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Ucraina, le sanzioni Ue colpiscono anche raffinerie in Cina

Roma, 23 ott. (askanews) – L’Unione europea, tra le sanzioni imposte oggi a società cinesi, ha colpito anche due raffinerie cinesi e a una società commerciale con sede a Hong Kong, accusate di contribuire indirettamente alla guerra in Ucraina attraverso l’acquisto e la lavorazione di petrolio di origine russa. La decisione, approvata oggi dai 27 Stati membri, ha provocato una dura reazione da parte di Pechino.

Secondo quanto annunciato a Bruxelles, le nuove misure colpiscono in totale 15 entità registrate in Cina continentale o a Hong Kong. Tra queste figurano le raffinerie Liaoyang Petrochemical Company e Shandong Yulong Petrochemical, entrambe controllate dal colosso statale China National Petroleum Corporation (Cnpc), e la società commerciale Chinaoil (Hong Kong) Corporation, anch’essa parte del gruppo. Sanzionata anche la società di trading Tianjin Xishanfusheng International.

Le aziende interessate vedranno congelati tutti gli asset detenuti nell’Ue e saranno soggette a un divieto totale di commercio e investimenti con operatori europei. Bruxelles accusa le raffinerie di “raffinare e lavorare greggio, inclusi prodotti di origine russa, fornendo così una fonte significativa di entrate al governo della Federazione russa e sostenendo la sua guerra di aggressione contro l’Ucraina”.

La mossa arriva nonostante alcuni Paesi dell’Ue, come Ungheria e Slovacchia, continuino a importare petrolio russo in virtù di un’esenzione temporanea concessa agli Stati senza sbocco al mare che dipendono dalle forniture via oleodotto.

Oltre alle aziende energetiche, undici società di logistica, componentistica elettronica e commercio sono state inserite nella cosiddetta “Annex IV”, la lista nera europea che vieta alle imprese dell’Ue di fornire o ricevere prodotti a doppio uso da soggetti che operano con il complesso militare-industriale russo. Pechino ha reagito immediatamente, ribadendo di “non aver mai fornito armi letali a nessuna parte del conflitto” e di esercitare “rigorosi controlli sulle esportazioni di beni a doppio uso”. “La maggior parte dei Paesi, compresi quelli europei e gli Stati uniti, continua a commerciare con la Russia – ha dichiarato il ministero degli Esteri cinese -. L’Ue e gli Stati uniti non sono in posizione di criticare gli scambi normali tra aziende cinesi e russe”.

Il nuovo pacchetto di sanzioni amplia anche i controlli sulle esportazioni di semiconduttori avanzati, sistemi di navigazione e macchinari industriali utilizzati nella produzione di armi, oltre a inserire nella lista nera decine di navi e società di trasporto che operano fuori dal tetto al prezzo del greggio imposto dal G7.

La decisione, arrivata dopo che il premier slovacco Robert Fico ha ritirato il proprio veto, potrebbe aggravare le tensioni tra Bruxelles e Pechino, già ai minimi per le relazioni con Mosca e per le recenti restrizioni cinesi sull’export di terre rare e magneti.

I leader europei, riuniti oggi al Consiglio europeo, intendono discutere possibili contromisure. Il cancelliere tedesco Friedrich Merz ha avvertito che “la leadership cinese deve capire che l’Europa non può accettare quanto sta accadendo”, pur aggiungendo che “l’obiettivo resta trovare una soluzione condivisa e non un’escalation”.

Secondo il commissario europeo all’Economia Valdis Dombrovskis, Bruxelles “sta esaminando contromisure” nel caso in cui le condizioni non migliorino, mentre il commissario al Commercio Maros Sefcovic ha concordato con il ministro cinese del Commercio Wang Wentao di organizzare a Bruxelles “colloqui urgenti” per affrontare la disputa sulle terre rare, previsti per la prossima settimana.