Roma, 23 ott. (askanews) – Alle Scuderie del Quirinale apre Tesori dei Faraoni, un grande progetto culturale che porta nella Capitale una selezione di 130 capolavori dell’arte dell’Antico Egitto, provenienti dal Museo Egizio del Cairo e dal Museo di Luxor, molti dei quali esposti per la prima volta fuori dal loro paese.
La mostra, curata da Tarek El Awady, già direttore del Museo Egizio del Cairo, è prodotta da ALES – Arte Lavoro e Servizi del ministero della Cultura con MondoMostre, in collaborazione con il Supreme Council of Antiquities of Egypt, con il sostegno del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, del Ministero della Cultura, del Ministero del Turismo e delle Antichità d’Egitto, con il patrocinio della Regione Lazio e la collaborazione scientifica del Museo Egizio di Torino.
“Tesori dei Faraoni” è un viaggio nella civiltà egizia attraverso le sue forme più alte e insieme più intime: potere, fede, vita quotidiana. Il percorso apre con lo splendore dell’oro, materia divina e simbolo dell’eternità. Il sarcofago dorato della regina Ahhotep II, la Collana delle Mosche d’oro, antica onorificenza militare per il valore in battaglia, e il collare di Psusennes I introducono al mondo delle élite egizie, dove l’ornamento diventa linguaggio politico e riflesso di una teologia del potere. Intorno al corredo funerario di Psusennes I, scoperto a Tanis nel 1940, si concentrano oggetti di straordinaria raffinatezza: amuleti, coppe e gioielli che, dopo tremila anni, conservano intatta la loro luce.
Dalla magnificenza regale si entra nell’universo del rito e del passaggio, dove la morte è intesa come trasformazione. Il monumentale sarcofago di Tuya, madre della regina Tiye, domina una sezione dedicata alle pratiche funerarie e alla fede di rinascita. Attorno, le statuette shabti, i vasi canopi e un papiro del Libro dei Morti raccontano la precisione quasi scientifica con cui gli Egizi preparavano il viaggio nell’aldilà: un insieme di formule, immagini e strumenti per attraversare il mondo invisibile e rinascere alla luce di Ra.
Il percorso si apre poi al volto umano della regalità. Le tombe dei nobili e dei funzionari, come quella di Sennefer, svelano la quotidianità del potere, la devozione e il senso del dovere di chi serviva il faraone come garante dell’ordine cosmico. In dialogo con queste figure, la poltrona dorata di Sitamun, figlia di Amenofi III, restituisce un’intimità sorprendente: un oggetto domestico, usato in vita e poi deposto come dono nella tomba dei nonni, testimonianza rara di affetto e continuità familiare.
Una delle sezioni più attese è dedicata alla “Città d’Oro” di Amenofi III, scoperta nel 2021 da Zahi Hawass. Gli utensili, i sigilli e gli amuleti provenienti da questo straordinario sito restituiscono la voce degli artigiani e dei lavoratori che costruivano la grandezza dei faraoni. Lì, tra le officine e le case, la civiltà egizia appare nel suo volto più umano e produttivo, capace di unire ingegno tecnico e senso religioso in ogni gesto.
La mostra culmina nel mistero della regalità divina. Le statue e i rilievi che chiudono il percorso sono tra le espressioni più alte dell’arte faraonica: l’Hatshepsut inginocchiata in atto d’offerta, la diade di Thutmosi III con Amon, la Triade di Micerino, fino alla splendida maschera d’oro di Amenemope, dove il volto del re, levigato e perfetto, diventa icona di un corpo che appartiene ormai al divino. In chiusura, la Mensa Isiaca – eccezionalmente concessa dal Museo Egizio di Torino – riannoda il filo simbolico che da Alessandria conduce a Roma, testimoniando l’antico legame spirituale e culturale tra i due mondi.
Come ricorda Zahi Hawass, “il più grande monumento mai costruito dall’Egitto non fu una piramide o un tempio, ma l’idea stessa di eternità”.
“Tesori dei Faraoni” è accompagnata da un catalogo, edito da Allemandi in edizione italiana e inglese, curato da Zahi Hawass, che firma per la casa editrice anche la guida breve e la guida per ragazzi. Nel catalogo le fotografie di Massimo Listri.
Tutti i visitatori potranno inoltre usufruire di un’audioguida inclusa nel biglietto, disponibile in quattro lingue, con la voce di Roberto Giacobbo per la versione italiana e quella di Zahi Hawass per la versione inglese; è prevista anche una versione dedicata ai bambini.
È inoltre attivo un ricco percorso didattico pensato per tutti i pubblici. Sono previsti laboratori didattici e visite guidate, progettati in collaborazione con il Museo Egizio di Torino: i più giovani potranno esplorare simboli, animali e figure divine, ricostruendo in modo interattivo la vita dell’antico Egitto. Per le scuole – dalla fascia dell’infanzia alle secondarie di primo grado – sono già attivi laboratori specifici, che estendono l’offerta formativa tradizionale e permettono di attraversare i principali assi tematici della mostra, come l’evoluzione sociale, l’arte funeraria, l’iconografia religiosa e le innovazioni materiali.
Infine, si affianca a questa proposta un programma di attività collaterali, in collaborazione con il dipartimento SARAS della Facoltà di Lettere dell’Università La Sapienza di Roma con incontri, seminari e approfondimenti condotti da studiosi, archeologi ed esperti, con l’obiettivo di arricchire la fruizione della mostra e favorire il dialogo tra cultura, ricerca e pubblico.
“Questa mostra racconta non solo i faraoni, ma anche le persone che li circondavano spiega il curatore Tarèk El Awady . Ogni reperto è una voce che ci parla di vita, fede e immortalità. È un dialogo tra passato e presente, tra Egitto e Italia, che continua da tremila anni”.
“Tesori dei Faraoni aggiunge Fabio Tagliaferri, presidente di ALES riafferma il ruolo delle Scuderie del Quirinale, che ALES gestisce per il ministero della Cultura, come spazio delle grandi narrazioni universali e della cooperazione culturale internazionale. Con questo progetto, ALES e i partner istituzionali propongono un modello di cooperazione culturale che guarda oltre la mostra: programmi di formazione, attività didattiche, scambi scientifici e collaborazioni con musei e università italiane ed egiziane. La cultura diventa così infrastruttura di relazioni, nel segno del Piano Mattei, come investimento concreto nella conoscenza e nel futuro condiviso del Mediterraneo”.
La mostra è resa possibile grazie al fondamentale sostegno di Intesa Sanpaolo ed ENI, Main Sponsor del progetto, che confermano il loro impegno costante nella promozione della cultura e nella valorizzazione del dialogo tra le civiltà.
EgyptAir è Vettore Ufficiale dell’esposizione, accompagnando idealmente – e concretamente – il viaggio delle opere dall’Egitto a Roma. Si ringraziano inoltre i Partner Cotral, Urban Vision e Ferrovie dello Stato Italiane per il prezioso contributo e la collaborazione a un’iniziativa che unisce eccellenza scientifica, visione internazionale e partecipazione collettiva.
L’iniziativa si inserisce nel quadro delle relazioni culturali tra Italia ed Egitto e dialoga con gli obiettivi del Piano Mattei per l’Africa, come esempio concreto di cooperazione fondata su conoscenza, formazione e valorizzazione del patrimonio condiviso. È un progetto che riafferma la cultura come strumento di dialogo e amicizia, capace di unire due civiltà legate da sempre dal Mediterraneo e dal fascino della storia comune.