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martedì, 28 Ottobre, 2025
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Ritorno a Parigi per le Giornate del Cinema Muto di Pordenone

Roma, 27 ott. (askanews) – Si rinnova l’appuntamento delle Giornate del Cinema Muto a Parigi grazie alla partnership con la Fondation Jérôme Seydoux-Pathé, che dal 29 ottobre al 18 novembre propone nella capitale francese “Le Giornate del Cinema Muto, sélection du festival de Pordenone 2025”.

Diciotto film, di cui 12 lungometraggi e 6 cortometraggi, tra quelli passati poche settimane fa nel corso della 44esima edizione del festival sullo schermo del Teatro Verdi, saranno presentati, sempre con accompagnamento musicale dal vivo, nella sala della Fondazione in Avenue des Gobelins, vicino a Place d’Italie: 14 gli spettacoli in programma per un totale di 28 appuntamenti dato che ogni spettacolo sarà proposto due volte.

Il direttore delle Giornate del Cinema Muto, Jay Weissberg, che ha curato la selezione insieme alla Fondation Seydoux-Pathé, sarà a Parigi dal 6 al 12 novembre per introdurre alcune proiezioni e volerà poi in Estonia per intervenire, al Film Museum di Tallin, a una tavola rotonda sulla programmazione dei film d’archivio organizzata nell’ambito della decima edizione della Conferenza sulla storia del cinema nella regione del Mar Baltico.

Otto su tredici sezioni delle Giornate 2025 sono rappresentate a Parigi sia con le ultime entusiasmanti riscoperte del festival sia con capolavori dimenticati riportati in vita grazie a nuovi restauri; fra le prime rientrano indubbiamente L’innamorata, L’ombra e La piccola parrocchia, di cui è protagonista la grande attrice Italia Almirante Manzini, a cui le Giornate dedicheranno un altro capitolo nel 2026.

Il programma della Fondation Seydoux-Pathé si apre e si chiude con lo spettacolare Die Dame mit der Maske (Il paese dello scandalo, 1928) di Wilhelm Thiele, ma non mancheranno il titolo che ha inaugurato le Giornate con i suoi splendidi colori, il restaurato Cirano di Bergerac (1922-1923) di Augusto Genina (del regista italiano si vedrà anche Il siluramento dell’Oceania), e quello che ha chiuso il festival, Our Hospitality (Accidenti… che ospitalità!, 1923) di Buster Keaton e Jack Blystone. Fra gli altri lungometraggi, oltre ai tre con Italia Almirante Manzini, lo splendido The Man Who Came Back (La rinascita, 1924) di Emmett Flynn, inserito anche nel programma del Festival des Fiertés, festival delle culture e identità LGBTQIA+; il capolavoro del regista cinese Richard Poh Love and Duty (1931) con la leggendaria Ruan Lingyu; il film per ragazzi realizzato in Ucraina nel 1929 Pryhody Poltynnyka (Le avventure di una moneta da mezzo rublo) di Axel Lundin; e ancora un film italiano, La gerla di papà Martin (1923) di Mario Bonnard, tratto dalla pièce francese Les Crochets du Père Martin.

Fra i cortometraggi viene riproposta la sinfonia urbana su Kharkiv, Narysy radianskoho mista (Scene di una città sovietica, 1929) di Dmytro Dalskyi insieme a La Capitale du Brésil (1931-32), su una Rio de Janeiro profondamente diversa dalla metropoli odierna, e quattro fra i titoli della retrospettiva sull’avanguardia belga.