17.8 C
Roma
mercoledì, 29 Ottobre, 2025
HomeAskanewsTennis, Alcaraz battuto se la prende con il campo di Parigi

Tennis, Alcaraz battuto se la prende con il campo di Parigi

Roma, 29 ott. (askanews) – Carlos Alcaraz non ha nascosto la frustrazione dopo la sconfitta al primo turno contro Cameron Norrie nel nuovo Masters 1000 di Parigi, disputato nella rinnovata Defense Arena di Nanterre. Lo spagnolo ha puntato il dito contro il campo e le sue caratteristiche, affermando che è «come giocare sulla terra», con scarsa risposta e condizioni troppo lente rispetto a quelle attese.

L’idea di fondo era chiara: trasferire a Nanterre un’impronta diversa rispetto alla velocità sprigionata negli anni a Bercy. L’intento, secondo gli organizzatori, era quello di allineare maggiormente il campo alle condizioni delle Finals di Torino. Ma la realtà si è dimostrata ben al di sotto delle aspettative. Su questo terreno, Alcaraz sostiene di non avvertire il contatto con la palla, finendo per “salvare solo il servizio”.

Il Court Pace Index misurato sul campo centrale ha toccato quota 35,1 — un valore particolarmente basso se posto a confronto con i 46,6 registrati l’anno scorso a Bercy, cifra che definiva il campo come uno dei più veloci degli ultimi cinque anni.

Alcaraz non è la sola voce contraria. Alexander Bublik si è detto convinto che si tratti del campo indoor più lento su cui abbia mai giocato. Anche Alexander Zverev ha criticato l’atmosfera: «Si sente troppo il rumore dagli altri campi, dagli altoparlanti… c’è più confusione».

Le lamentele riguardano più livelli: la scarsa scorrevolezza, l’assenza di risposta adeguata della superficie, la difficoltà nello sviluppare il gioco e un rumore di fondo che, secondo alcuni, interferisce con la concentrazione.

Il rimpianto più evidente è che, su una superficie così lenta, per un talento come Alcaraz diventa complicato esprimersi con pienezza. Scambi lunghi, poco sostegno della palla e una “neutralizzazione” del suo stile aggressivo: sono queste, secondo l’iberico, le condizioni peggiori in cui potesse capitare di giocare.

Ma dietro le bordate c’è anche un monito implicito: se un campo di élite non offre condizioni all’altezza, il fascino del torneo e la credibilità tecnica rischiano di risentirne. Per il nuovo corso del Masters parigino servirà più che un’estetica architettonica: serve sostanza sul campo.