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venerdì, 31 Ottobre, 2025
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Meloni e Schlein, un duello quotidiano

Il confronto politico si riduce sempre più a uno scontro personale tra due leader, entrambe votate alla radicalizzazione. Serve un ritorno alla moralità e al servizio, per una rinascita complessiva dell’Italia.

Ha ragione Marco Follini quando sostiene che la politica ormai si consuma quasi quotidianamente in un greve e poco edificante dibattito tra le due guerrigliere politiche nostrane: Giorgia Meloni ed Elly Schlein.

L’una e l’altra si contendono la leadership politica del futuro, potendo la prima contare sul consenso di un’area che non si riconosce in quel radicalismo che sembra ormai fare breccia nel maggior partito di opposizione; la seconda, invece, forte del consenso ricevuto alle primarie di due anni orsono, immagina di poter fare e disfare a modo proprio nella prospettiva di varcare finalmente la soglia di Palazzo Chigi.

Lo spettacolo della politica

Qualcuno, anzi molti potrebbero dire: niente di nuovo sotto il sole!

La politica italiana è ormai degradata a semplice scena, a puro spettacolo, a rappresentazione falsa di una realtà che ha in Donald Trump il massimo esponente, ma anche lo splendido esempio di una pochezza ideale e culturale che non ha precedenti nella storia dell’Occidente e, soprattutto, negli Stati Uniti d’America.

Potremmo dire senza esagerare che la democrazia mondiale ormai segna il passo in favore di una sorta di autocrazia che pare abbracciare le singole personalità politiche dell’uno e dell’altro schieramento.

Il culto del personalismo

In altri termini, siamo di fronte al culto del personalismo, a quel famoso “ghe pensi mi” di berlusconiana memoria che mortifica non solo il dibattito interno ai partiti, ma che pensa addirittura di poter fare a meno del corpo elettorale – nel senso di partecipazione attiva nella stesura delle linee politiche programmatiche, a destra come a sinistra – sul quale dovrebbe fondarsi ogni autentica democrazia partecipata.

Il Pd e la tentazione dello scontro

La ripresa del dibattito interno al Partito Democratico (salutata con favore dal padre nobile di questo partito, Romano Prodi), se da un lato mette sul tappeto l’evanescenza di una proposta e di una presenza politiche, dall’altro stenta a prendere il largo di fronte alla proposta radicale dell’attuale segretaria, tutta incentrata a costruire e portare avanti il partito dello scontro costi quel che costi.

Ci saranno nuovi incontri, nuovi convegni, ma tutto si risolverà all’interno del massimalismo di Elly Schlein, che pensa di poter vincere le elezioni con un semplice muro contro muro, dimenticando che il DNA del riformismo è fatto di programmi seri, di risposte concrete da dare alla quotidianità dei problemi della gente e non di slogan meloniani per accendere gli animi.

L’astensionismo ignorato

Di fronte a questo marasma, però, entrambe le leader dei due schieramenti tacciono volutamente rispetto a un dato che aumenta sempre di più, di elezione dopo elezione: la continua crescita dell’astensionismo, che ha superato ormai abbondantemente il cinquanta per cento degli aventi diritto al voto.

Anzi, per la Giorgia mondiale e per la Elly nazionale questo dato assenteista avvantaggia le rispettive posizioni politiche personali e di parte: meno gente vota, più è possibile controllare e indirizzare il voto, ben sapendo che chi decide di non votare non si ritrova né nell’uno né nell’altro schieramento.

Una speranza ancora viva

In termini calcistici potremmo dire che si tratta di battitori liberi che non collocano la loro scelta né per la destra né per la sinistra; in termini religiosi, invece, si tratta di attendisti, ossia di coscienze che non hanno perso la speranza.

La speranza di un futuro politico diverso, che scaturirà quasi involontariamente con la fine di questo indecente teatrino e la nascita di qualcosa di nuovo che, con il coraggio delle idee e delle proposte, sappia intercettare le aspettative, i desideri e le potenzialità della maggioranza degli italiani, soprattutto dei più giovani.

Il coraggio della rinascita

Allora, il futuro politico di questo Paese, svilito da questa destra urlatrice e inconcludente, appartiene al coraggio delle idee, al coraggio di uomini e donne che proprio oggi non possono tirarsi indietro e devono saper spendere questo tempo nel segno della moralità, del servizio e della rinascita complessiva dell’Italia.