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mercoledì, 5 Novembre, 2025
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Sembravano mostre, erano il futuro: questi 30 anni della Sandretto

Torino, 5 nov. (askanews) – Il futuro una terra straniera, oltre che una delle grandi mitologie del nostro tempo incatenato a un presente digitale eterno. Ed gi a suo modo commovente che la mostra che celebra i 30 anni della Fondazione Sandretto Re Rebaudengo di Torino sia intitolata “News from the Near Future”, ma la cosa prende ancora pi senso dato che Patrizia Sandretto una delle figure che hanno costruito il modo di pensare il contemporaneo in Italia, anticipando spesso nei suo progetti quello che, a posteriori, abbiamo capito che sarebbe stato “il futuro”. Dalla collezione al museo e poi al modo in cui possiamo pensare l’arte oggi: questo accaduto nei tre decenni di storia della Fondazione: non tutto ci che passato negli spazi di via Modane stato necessariamente indimenticabile, ma gran parte di quello che oggi consideriamo indimenticabile in qualche modo passato anche di li.

E per capirlo basta leggere alcuni dei nomi degli artisti presenti nella mostra, che si articola su due sedi: in Fondazione e al MAUTO. Maurizio Cattelan, Alberto Garutti, Ed Atkins, Giulia Cenci, Arthur Jafa, Simone Leigh, Sarah Lucas, Philippe Parreno, Berlinde de Bruyckere, Tino Sehgal, Cindy Sherman, Rudolf Stingel, Fiona Tan, Wolfgang Tillmans, Rosemarie Trockel, Lynette Yiadom-Boakye, nella prima esposizione. E poi al Museo dell’Automobile il turno di Matthew Barney, Vanessa Beecroft, Thomas Demand, Fischli & Weiss, Claire Fontaine, Mona Hatoum, Thomas Hirschhorn, Damien Hirst, Mike Kelley, Ragnar Kjartansson, Barbara Kruger, Sharon Lockhart, Goshka Macuga, Sandra Mujinga, Shirin Neshat, Paul Pfeiffer, Paola Pivi, Jeff Wall, Rachel Whiteread. vero, gli elenchi in fondo lasciano il tempo che trovano, ma il punto proprio che in questo caso rappresentano invece il senso della portata dell’operazione. Tutto ci che una volta era futuro e adesso diventato la nostra storia, il nostro stesso modo di pensare le opere d’arte e il loro esserci.

Il futuro una terra straniera, dicevamo, soprattutto perch l’ipercapitalismo contemporaneo lo ha divorato prima che ne potessimo fare esperienza, lasciandoci un vuoto nel quale gli artisti hanno saputo entrare e usare questa mancanza per creare un’alternativa. Anche attraverso il dramma di un piccolo scoiattolo suicida o una stanza buia dove appaiono frammenti di memoria evanescenti, che possiamo liberamente sperare siano anche ricordi del domani. Perch l’arte, come mi ha detto una volta Alberto Garutti, in fondo un precipitare vorticosamente verso l’alto. Ecco, proprio cos. (Leonardo Merlini)