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Il caso del giornalista licenziato, il portavoce della Commissione UE: la stampa può porci qualunque domanda

Bruxelles, 6 nov. (askanews) – Il servizio del Portavoce della Commissione europea ha smentito categoricamente di avere mai fatto pressioni sull’agenzia di stampa italiana Nova in relazione al caso del giornalista licenziato per aver posto nella sala stampa di Bruxelles una domanda definita dal direttore della testata “fuori luogo ed errata”, riguardo alla distruzione di Gaza da parte di Israele, e ha confermato che nelle conferenze stampa si può porre “qualsiasi domanda” all’Esecutivo comunitario.

Gabriele Nunziati, collaboratore free lance dell’agenzia Nova da Bruxelles, il 13 ottobre scorso aveva chiesto alla Commissione se non ritenesse che Israele debba pagare per la ricostruzione di Gaza, così come esige che faccia la Russia per la ricostruzione dell’Ucraina. La portavoce capo della Commissione, Paula Pinho, aveva replicato che la domanda era interessante ma che non era in grado di fornire una risposta, per il momento. Un video della botta e risposta era poi diventato virale su alcuni social media.

Successivamente, il direttore di Nova, Fabio Squillante, ha annunciato l’interruzione della collaborazione motivandola con la cessazione del rapporto di fiducia con Nunziati, accusato di “non aver compreso la sostanziale e formale differenza di situazioni” tra la Russia che “ha invaso l’Ucraina, un Paese sovrano, senza essere provocata”, mentre, “Israele, al contrario, ha subito un’aggressione armata” da parte di Hamas prima di occupare Gaza.

Il caso è stato sollevato di nuovo oggi dai giornalisti a Bruxelles, durante il briefing quotidiano della Commissione per la stampa. Innanzitutto, il portavoce di turno, Olof Gill, ha dichiarato: “La Commissione europea attribuisce la massima importanza alla libertà di stampa. Dimostriamo questo impegno quotidianamente, qui in questa sala stampa, qui alla nostra conferenza stampa di mezzogiorno”. E ha poi aggiunto: “In relazione al caso in questione, la Commissione non è stata in contatto con la testata interessata. Le domande su questa specifica decisione devono essere rivolte a quella testata”.

Un giornalista ha chiesto allora se il portavoce potesse “escludere categoricamente che qualcuno della Commissione abbia telefonato alla testata in questione per lamentarsi” della domanda posta dal suo collaboratore a Bruxelles. “Vorrei essere molto chiaro: posso confermare categoricamente – ha replicato Gill – che non c’è stato alcun contatto persone della Commissione Europea e la testata in questione. E voglio ripetere che in questa sala stampa rispondiamo a tutte le domande che riceviamo. È sempre stato così. Sarà sempre così”.

Alla domanda se ritenga che un giornalista possa essere licenziato solo per aver posto una domanda in sala stampa, il portavoce ha poi risposto: “Non possiamo commentare un caso specifico. Tutto ciò che posso fare è ribadire il nostro impegno come Commissione europea per la libertà di stampa, il nostro impegno come portavoce nei confronti di voi giornalisti, a rispondere a tutte le vostre domande, fedelmente e tempestivamente. Questo è tutto ciò che possiamo dire su questo argomento per ora”.

“In questa sala stampa – ha insistito Gill – qualsiasi giornalista accreditato può porre qualsiasi domanda, e noi faremo del nostro meglio per rispondere in conferenza stampa, online, via email o in altri modi. Questo è il nostro impegno nei vostri confronti e un nostro valore fondamentale, come una delle istituzioni pubbliche più trasparenti al mondo. E continuerà ad essere così. Sarà sempre così”, ha concluso.

Un giornalista ha poi riproposto esattamente la stessa domanda che aveva fatto Nunziati il 13 ottobre, chiedendo se la Commissione ritenga che Israele debba pagare per la ricostruzione di Gaza, e se abbia qualcosa in più da dire su questo oggi. “In termini di parallelismi, il paragone” tra Israele e la Russia “non regge, ma non entrerò in questo dibattito”, ha riposto Anouar El Anouni, portavoce competente per la politica estera della Commissione.

Un altro corrispondente ha chiesto allora se secondo la Commissione questa domanda sia “conforme al diritto internazionale”, e ha ricordato il parere della Corte Internazionale di Giustizia che impone a Israele di rispettare il diritto internazionale umanitario e i propri obblighi come potenza occupante nei confronti della popolazione civile.

“In merito al parere consultivo della Corte internazionale di giustizia del 22 ottobre – ha replicato El Anouni -, ne abbiamo preso nota, ricordando che questi pareri consultivi non sono giuridicamente vincolanti, ma hanno autorità giuridica, poiché la Corte interpreta gli obblighi vincolanti per Israele. E quindi, Israele dovrebbe conformarsi al parere consultivo della Corte nella sua interezza, in linea con la lettera e lo spirito degli obblighi giuridici internazionali che la Corte ha identificato come vincolanti per Israele, in particolare la Quarta Convenzione di Ginevra. Quindi, su questo punto, non c’è assolutamente alcuna ambiguità”, ha concluso.

(Nella foto un frame del video dalla sala stampa quando il giornalista ha posto la domanda)